Che ci fa un elefante a Roma?

Eh sì, avete capito proprio bene: un elefante a Roma. Può capitare di incontrarlo, in effetti, se si decide di passeggiare per quella dedalo di strade e stradine che è il centro, senza sapere dove si finirà, solo con la consapevolezza che sicuramente, prima o poi, troveremo qualche punto di riferimento col quale raccapezzarci.

Così, in una delle mie peregrinazioni romane, un bel giorno mi sono imbattuta nella piazza di una chiesa, nel bel mezzo della quale si innalza un piccolo obelisco sostenuto da un irriverente elefantino in marmo.  La chiesa è Santa Maria sopra Minerva e si trova immediatamente alle spalle del Pantheon.

Non chiedetemi come ci sono arrivata. Anzi sì: da Piazza Venezia si imbocca via del Plebiscito, ma subito si svolta a destra in via della Gatta (nome facile da ricordare 😉 ) Si arriva così in piazza del Collegio Romano, si imbocca quindi la via a sinistra, che è via del Piè di Marmo: questa via deve il nome al piede di marmo colossale che si trova sull’angolo di via di Santo Stefano del Cacco. Anche su questa via ci sarebbe qualcosa da dire, perché prende il nome dalla chiesa di Santo Stefano del Cacco, laddove Cacco altro non è che la raffigurazione di un macaco… torniamo a noi, non perdiamo la strada. Via del Piè di Marmo cambia nome in via Santa Caterina da Siena, la quale sbuca in piazza della Minerva. Eccoci dunque arrivati a destinazione.

itinerario a piedi da Piazza Venezia a Santa Maria sopra Minerva

Guardo la piazza, osservo incuriosita l’elefante, entro in chiesa, mi documento. Scopro così che questo insolito monumento ha una storia molto strana. Perché sì, di obelischi a Roma non ne mancano, così come di statue esotiche, ma un elefante che sostiene un obelisco ancora non l’avevo visto!
Scopro così che l’obelisco giunse a Roma sotto il regno dell’imperatore Domiziano, nella seconda metà del I secolo d.C. insieme ad altri obelischi egiziani tutti provenienti dalla città di Heliopolis, nel Delta del Nilo. Questi obelischi dovevano servire a decorare il grande santuario di Iside in Campo Marzio: Iside, divinità egizia, fu acquisita al pantheon romano e divenne una divinità dalle mille sfaccettature: accostata di volta in volta a Fortuna, a Demetra, ad Afrodite, svolgeva varie funzioni tra cui quella di protettrice della navigazione. In età imperiale il suo culto si diffuse rapidamente e infatti il santuario di Iside in Campo Marzio ben rispecchiava la sua importanza.

Uno degli obelischi fatti portare da Domiziano e che decoravano l’Iseo fu utilizzato quindi per decorare piazza della Minerva, nel Seicento; tra gli altri obelischi uno, di proporzioni ben più grandi, andò a decorare la vicina piazza del Pantheon, uno andò dapprima a Villa Medici a Roma e poi fu portato a Firenze dove tuttora si trova nel Giardino di Boboli, un quarto è stato impiegato nel monumento ai Caduti di Dogali oggi presso le Terme di Diocleziano e infine un quinto si trova a Urbino.

Per quanto riguarda l’obelisco di Piazza della Minerva, esso fu sistemato sulle spalle dell’elefante da niente meno che Gian Lorenzo Bernini, il quale pare che fece realizzare nel 1667 la scultura da un suo allievo, Ercole Ferrata, e lo sistemò in modo da rivolgere… sì… insomma… il sederone del pachiderma all’indirizzo dei Frati Dominicani che vivevano nel convento sul lato della piazza, e con i quali evidentemente il Bernini non doveva aver avuto buoni rapporti. Oltre a mostrare ai frati il lato B, la proboscide dell’elefantino sembra che stia facendo una beffarda pernacchia: e in effetti a guardarlo il nostro simpatico e marmoreo amico ha molto poco del grande e fiero animale selvaggio mentre ha piuttosto l’aspetto di una caricatura. Chissà perché Bernini ce l’aveva tanto con questi frati: forse ha a che vedere col fatto che è proprio in quel convento che poco più di 30 anni prima Galileo Galilei fu costretto ad abiurare le sue tesi?

L'Obelisco della Minerva, uno dei 13 obelischi di Roma, è sorretto da un elefantino nel disegno di G.L. Bernini
L’Obelisco della Minerva, uno dei 13 obelischi di Roma, è sorretto da un elefantino nel disegno di G.L. Bernini

La chiesa di Santa Maria sopra Minerva, legata al Convento dei Dominicani, ha la facciata molto particolare: quadrata, in stile rinascimentale, mentre l’interno è gotico. Al suo interno ospita le spoglie di Santa Caterina da Siena e del Beato Angelico. La piazza in sé non è grande e rimane nascosta alla vista anche di chi gira intorno al Pantheon, del quale da qui appena si intravvede il retro. Rimane perciò appena fuori dai consueti percorsi più turistici, che collegano via Vittorio Emanuele con Piazza Navona, quindi con la chiesa di San Luigi dei Francesi, il Parlamento e Montecitorio oppure il Pantheon e Via del Corso. Ma la storia che custodisce è importante e anche, in qualche modo, divertente. E del resto siamo a Roma: cosa possiamo aspettarci se non che ogni via, piazza, monumento, abbia una storia da raccontare?

elefante bernini

3 pensieri riguardo “Che ci fa un elefante a Roma?

Aggiungi il tuo

  1. Scavando sotto il tempio, I Templari scoprirono che l’arca dell’aleanza era nascosta sull’isola Elefantina in Egitto. Tentarono di recuperarla, scatenando l’ira del Papa contro il loro ordine. Il papa fece spostare l’arca in Ethiopia. La scultura enigmatica significa quanto segue: L’arca e’ su Elefantina in Egitto.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Blog su WordPress.com.

Su ↑