Visitare Triora, il borgo delle Streghe

La Valle Argentina è un territorio selvaggio e antico: una valle strettissima della Liguria di Ponente che scende dalla montagna ligure fino ad Arma di Taggia, sul mare; lungo il percorso, i boschi si alternano a piccoli borghi di fondovalle o arroccati lassù in alto, mentre la strada ridiscende tortuosa lungo il fiume.

Il borgo di Triora
Il borgo di Triora

Triora è il più grande dei borghi di montagna. Si trova lassù, sulla cima della sua montagna da cui controlla tutto il territorio circostante, la valle e i borghi dispersi sulle altre montagne a custodia del territorio. Un tempo questo sistema abitativo rendeva l’accesso al mare dalle Alpi invalicabile. Triora era un prezioso possedimento della Repubblica di Genova proprio per la sua posizione strategica. Il castello in cima all’altura ne è un”eterna testimonianza. Ma il borgo è noto ai più per altri motivi.

Triora: la Caccia alle Streghe

Se si pensa alle streghe vengono in mente ambientazioni fiabesche e di sapore medievale, donne brutte col naso adunco vestite di stracci, lo sguardo truce e la voce stridula che viaggiano con la scopa e preparano pozioni. Invece le streghe di Triora altro non erano che donne del borgo, mogli, madri e figlie che alla fine del XVI secolo, ben dopo i secoli bui del Medioevo, furono perseguitate inizialmente perché accusate di riunirsi la sera in un luogo del paese, la Cabotina.

Uno scorcio di Triora
Uno scorcio di Triora

Siamo nell’epoca della Controriforma, tutto ciò che non segue precisi dettami comportamentali e di devozione viene letto con sospetto. Aggiungiamoci magari  molestie o avances respinte da qualcuna di queste donne di montagna, tenaci come solo chi vive in territori impervi può essere, ed ecco servita un’accusa di stregoneria, che giunge a Genova e che suscita l’interesse dell’Inquisizione.

Inizia la persecuzione. In principio sono poche le donne accusate, che però vengono torturate per essere costrette a confessare. E queste donne shockate, spaventate, indifese, accusano a loro volta altre donne, come vuole sentirsi dire l’Inquisizione. Inizia una spirale di terrore che si acuisce quando da Genova viene mandato tal Giulio Scrivani, che pratica giudizi sommari e che alla fine, ma quando per molte delle innocenti condannate è troppo tardi, viene fermato. Ne uscirà pazzo, ma a noi consola poco.

Una cella delle prigioni di Triora
Una cella delle prigioni di Triora

La storia delle streghe di Triora è raccontata nel locale Museo Regionale Etnografico e della Stregoneria, all’ingresso del paese. Qui, in particolare al piano inferiore, sono ricostruite le celle delle prigioni nelle quali le povere donne venivano segregate o torturate. In una è ricostruita una scena terribile: una delle condannate, stesa su un cavalletto, è in attesa del supplizio. In un’altra, una donna è in gabbia, mentre nell’ombra un uomo, il suo carnefice o il suo giudice, si avvicina.

Oggetti dell'economia silvopastorale di Triora. E un'inquietante presenza che vigila. Riuscite a vederla?
Oggetti dell’economia silvopastorale di Triora. E un’inquietante presenza che vigila. Riuscite a vederla?

Il resto del museo racconta invece la vita “normale” di Triora: la sua economia basata principalmente sulla pastorizia e sullo sfruttamento dei boschi a castagno. La ricostruzione di ambienti di vita e di lavoro, con gli oggetti quotidiani di un secolo fa e anche meno, completa il quadro e ci racconta chi erano gli abitanti di Triora fino ancora a pochi decenni fa. Una collezione di streghette, poi, completa il giro, tanto per ricordarci dove siamo, e una piccola saletta racconta il passato più remoto della regione, quando gli uomini vivevano ancora nei ripari in grotta e appena cominciavano a realizzare i primi oggetti in terracotta per la conservazione dei cibi.

Passeggiare nel borgo di Triora

Il paese è delizioso. Case in pietra, carrugi bui e tortuosi, scorci tra gli archi, edifici stretti gli uni agli altri, la piazza della chiesa, e poi il camminamento esterno, che guarda alla valle e alle alture circostanti e, nelle immediate vicinanze le pievi poste lungo le vie di crinale, di pascolo e di cammino, risalenti a quando la strada asfaltata ancora non esisteva, come la chiesa di San Bernardino, affrescata con scene del Giudizio Universale. Un paese che non ha perso nulla della sua aria medievale, che mostra tracce qua e là di abbandono, soprattutto negli edifici più antichi, ma che continua ad essere abitato e frequentato.

un portale medievale nella piazza della chiesa
un portale medievale nella piazza della chiesa

Triora ha saputo trasformare un capitolo orribile del proprio passato in una risorsa. Senza voler lucrare sulla tragedia che colpì le donne del paese, ha restituito loro la dignità che meritano, e ha dedicato loro, oltre al museo, un monumento. In questa “strega” immersa tra i fiori voglio vedere un monumento contro l’odio e l’ignoranza, contro le superstizioni e contro la violenza di genere. E ci rendiamo conto di quanto la “caccia alle streghe” con forme diverse, purtroppo sia ancora dura a morire.

Il monumento nella piazzetta di Triora
Il monumento nella piazzetta di Triora

Nel borgo, accanto ai portali medievali in ardesia scolpiti con angeli dell’Annunciazione, leoni brutti e altre figure, troviamo anche tracce di arte contemporanea: sono porte o finestre dipinte con soggetti che rimandano al mondo della stregoneria (ad esempio il sabba dei gatti) o che rievocano i borghi dell’entroterra della Liguria di Ponente dove ci troviamo. Una soluzione che ricorda un po’ Valloria, il borgo delle porte dipinte nell’entroterra di Imperia, e che piace, perché in un borgo sospeso tra sogno, mistero e storia, queste porte dipinte aprono squarci verso mondi altri, dove vorremmo, forse, tuffarci.

Il sabba dei mici raffigurato su una porticina di una casa di Triora

Il Gatto di Triora

Un altro monumento ricorda il terribile periodo dell’Inquisizione e della persecuzione alle donne di Triora, ed è il monumento, eretto in anni recenti ai piedi del castello diroccato in cima al borgo, che raffigura un gatto gigante che porge una zampina ai viandanti. E’ il Gatto di Triora, voluto dal team creativo internazionale Triora Project per sensibilizzare su un tema al quale non si pensa, ma che è ugualmente connesso a quello delle persecuzioni scriteriate: l’uccisione senza motivo di animali in qualche modo creduti legati ai riti magici. E i gatti sono creature da sempre associate alle streghe (chi di voi non è cresciuto con la favola di Gobbolino, il gatto della strega?).

Una statua, questa del Gatto di Triora, che dunque porta con sé un forte potere evocativo, di denuncia contro tutte le violenze, di amore verso gli animali tutti (non solo i gatti). Il Gatto gigante sembra incombere minaccioso in chi lo vede la prima volta, ma poi si mostra per quello che è: un micio desideroso d’affetto, ai piedi del quale ci accoccoliamo pure noi, facendo pure un po’ di fusa. Nelle intenzioni dell’artista che lo ha realizzato, Elena Rede, c’è proprio quest’intenzione: quella di far apparire gli umani, per una volta, come animali indifesi e di piccola taglia, per disporci a chiedere scusa per i delitti commessi dall’umanità contro se stessa e contro il resto della natura.

Il Gatto di Triora
(post aggiornato 25 luglio 2024)

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