Santa Maria Antiqua non è certo il monumento che ti aspetti di trovare a Roma: una chiesa greco-bizantina nel cuore della romanità, totalmente differente da tutte le altre testimonianze architettoniche e artistiche della città. Eppure è un luogo assolutamente affascinante.

Se pensiamo a Roma, e se giriamo per le sue vie e le sue piazze, se guardiamo gli edifici e i monumenti possiamo distinguere 3 grandi gruppi: l’età romana, con il Colosseo, i Fori, i templi di Largo Argentina e le tantissime testimonianze architettoniche e storico-artistiche della gloriosa capitale dell’impero romano; il Cinque/Seicento, durante il quale i papi e i nobili romani dotano la città di chiese meravigliose dalle cupole sorprendenti, prima tra tutte San Pietro, di palazzi signorili esagerati e, a decorare entrambi, opere di scultura e di pittura realizzate dai più grandi artisti di tutti i tempi, come Michelangelo, Raffaello, Caravaggio, Bernini; infine, anche se il ricordo fa ancora storcere il naso, le architetture e le opere urbanistiche di epoca fascista, che hanno dato ad alcuni quartieri della città l’aspetto attuale: via dei Fori Imperiali, l’Eur e poi il Palazzo di Giustizia, la stazione Termini e la Stazione Ostiense, per citarne solo alcuni. Accanto a queste tre grandi categorie artistico/architettoniche, però, dobbiamo includerne un’altra, meno nota, nascosta, ma capace di stupire: è la Roma di età altomedievale.

In realtà le testimonianze della Roma altomedievale sono parecchie, e si fondono e confondono con l’età paleocristiana: si tratta in sostanza delle chiese più antiche della città, decorate a pittura oppure a mosaico: San Clemente, ad esempio, ma poi anche le basiliche paleocristiane di Santa Maria in Trastevere, Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le Mura. E poi c’è la più bella di tutte, almeno secondo me. Recentissimamente restaurata e aperta al pubblico in un allestimento temporaneo che si spera rimanga permanente, è la piccola e preziosa chiesa di Santa Maria Antiqua, all’interno del Foro romano.
Santa Maria Antiqua è fondata nel VI secolo d.C. Per la sua realizzazione viene utilizzato un ambiente che era appartenuto ad un edificio di età imperiale, risalente all’imperatore Domiziano (fine I secolo d.C.). Siamo alle pendici del Palatino, sul quale si trovavano i palazzi imperiali, gli edifici di abitazione degli imperatori. Nel VI secolo l’impero romano d’Occidente è ormai caduto da un pezzo, solo l’Impero Romano d’Oriente resiste, il cosiddetto Impero Bizantino.

La chiesa non è grande, è a tre navate ed ha la particolarità di aver conservato le pareti affrescate. Sì, è questa la meraviglia di Santa Maria Antiqua. Perché questa chiesa fu abbandonata dopo un tremendo terremoto che colpì Roma nell’847 d.C. Sepolta dalle macerie, è rimasta sigillata per più di 1000 anni, quando, nel 1900, l’archeologo Giacomo Boni la riportò alla luce trovandosi letteralmente faccia a faccia con volti risalenti a un millennio prima.
La cosa che colpisce di Santa Maria Antiqua sono i volti. I volti ieratici, fissi, severi, capaci di leggerti dentro anche se apparentemente sono inespressivi. Così sono i volti dei XL Martiri ritratti nell’attiguo oratorio che da essi prende il nome, così è il volto di Sant’Abbaciro, un santo medico dipinto nell’VIII secolo in una nicchia appena al di fuori della chiesa.

L’interno della chiesa non è da meno. Semplice, semplicissima nell’architettura, è invece vivacissima nelle decorazioni pittoriche, che vanno dal VI all’VIII-IX secolo, coprendo tutta la vita dell’edificio prima del terremoto. Lo stile è greco-bizantino, e suona strano trovarlo a Roma, la città dove meno me lo aspetterei. Invece Santa Maria Antiqua è a tutti gli effetti una chiesa bizantina. Tra le rappresentazioni pittoriche più interessanti vi è il riquadro di re Salomone e i Maccabei, l’affresco dei Santi Medici che per le loro cure non accettano denaro, una Madonna con bambino a lato dell’altare, che è l’affresco più antico conservatosi, e il ciclo di affreschi della cappella di Teodoto, di VIII secolo. In essa sono rappresentati la crocifissione, la Madonna con bambino e il tremendo martirio dei santi Giuditta e Quirico, rispettivamente madre e figlioletto cristiani al tempo delle persecuzioni di Diocleziano. In questa cappella, in particolare, si usufruisce di una lettura guidata delle pitture, grazie a giochi di luci e didascalie che consentono di dare un nome e uno scopo a tutti i personaggi rappresentati.
La visita a Santa Maria Antiqua si conclude con un passaggio negli ambienti attigui, che raccontano la storia degli scavi novecenteschi e dei restauri, e con la spettacolare salita della rampa di accesso al Palatino, in cima alla quale si gode della splendida vista del Foro romano a 180°.

La storia della città di Roma nei secoli immediatamente successivi alla caduta dell’Impero d’Occidente è silenziosa. Si spengono le luci della ribalta su quella che fino a poco tempo prima era la capitale del mondo antico. Eppure la città non muore, non si ferma, continua la sua vita in sordina, lasciando qua e là tracce della continuità della sua vita. Santa Maria Antiqua è una di queste tracce di continuità: riutilizza vecchi ambienti in abbandono di quello che un tempo era un edificio residenziale appartenuto all’imperatore! e lo riadatta al suo scopo, quello di glorificare il Signore, il Dio dei Cristiani. Una storia, quella di Santa Maria Antiqua, che dopo 1000 anni di silenzio, oggi è tornata a parlare.








