
8/06/2016
Un vento gelido e ancora più forte di ieri ci accompagna al porto dove, alle 9, partirà il traghetto per Tangeri.
Invece no. Non parte.
Il porto è chiuso, signore e signori, potete riutilizzare il vostro biglietto domani.
Che delusione! Il troppo vento ci ha fregato! Non ci scoraggiamo, e cambiamo in corsa i nostri piani: andiamo oggi a Cadice, la tappa più a ovest del nostro viaggio, porto spagnolo sull’Atlantico, vicino al Portogallo. Attraversiamo un territorio meraviglioso, fatto dapprima di spiagge, poi di pascoli, campi di grano e girasoli. Eserciti di pale eoliche, alla cui ombra pascolano mucche e cavalli, completano questo paesaggio rurale ordinato, pulito, bucolico nel vero senso del termine.

Cadice sorge su un’isola collegata alla terraferma da una lingua di terra su cui scorre la strada, accompagnata per tutto il tragitto dapprima da una laguna e poi da una spiaggia continua. L’ingresso alla vera Cadice, all’isola, avviene attraverso una porta monumentale. Da qui poi si può decidere di passeggiare lungo il mare, magari a partire dal lato della darsena, oppure di infilarsi in uno a caso dei vicoli e risalire così la città.

È quello che facciamo noi, che di vicolo in vicolo sbuchiamo prima in Plaza dell’Ajuntamiento, poi al Mercado Central. Si tratta di un mercato coperto chiuso all’interno di un cortile porticato nel quale si aprono piccole rivendite di pane, formaggi, salumi. L’interno del mercato è per lo più dedicato al pesce, con pochi banchi di frutta e verdura. E qui vediamo cose che voi umani… il tonno più grande del mondo, ad esempio, oppure i percebes, crostacei che non avevo mai visto, tipici di questo tratto di mare, e poi schiere di gamberoni, di vongole grosse come mele, di murene. Mangiamo in un ristorante qua fuori, poi ci dirigiamo lungo una via strafrequentata, verso la cattedrale con la sua cupoletta dorata.
Camminiamo per un po’ sotto il sole cocente e raggiungiamo La Caleta, una lingua di spiaggia che conduce al Castillo di San Sebastian, con una bella sabbia arancione che calchiamo con i nostri piedi. Il Castillo, visitabile, è un isolotto fortificato: mura e bastioni affacciati sull’Atlantico a difesa dell’ingresso alla città. Continuiamo poi la nostra passeggiata per vicoli e piazzette, ci rinfreschiamo con una sangria a metà pomeriggio e poi lasciamo la città vecchia di Cadice e andiamo in spiaggia lungo la lingua di sabbia che accompagna l’isola alla terraferma. E qui, tra alti cavalloni, faccciamo il bagno nell’Oceano, divertendoci come bambini.

Rientriamo in serata a Tarifa. Il vento sembra essersi un po’ placato: speriamo che sia clemente domani.








