30.10.2019
Direzione Palais de la Bahia

Al mattino ci sganciamo dal gruppone e rimaniamo il gruppetto di 6 italiani di partenza. Prendiamo come sempre la direzione della Koutoubia. Da qui andiamo a cercare il Palais el Badi, considerato il monumento più importante della città: il nome significa “incomparabile” e in effetti questa residenza enorme fu voluta nel XVI secolo da Ahmed el-Mansour che la abbellì e arricchì di marmi, avori e legni preziosi provenienti da ogni parte del mondo conosciuto. Nel momento del suo massimo splendore questo palazzo, realizzato in stile ispano-moresco (richiama infatti l’Alhambra di Granada oppure il Real Alcazar di Siviglia) si componeva di 370 stanze. A fine XVII secolo, però, il palazzo fu parzialmente demolito. Oggi ospita il festival nazionale di arte popolare e una serie di altre manifestazioni. Motivo per cui noi lo troviamo chiuso, accidenti. Non prima di esserci persi per trovarlo. Non fidatevi mai ciecamente di Google Maps: in certi casi meglio chiedere alla gente del posto: nella Kasbah, dove El Badi si trova, sono tutti molto disponibili e gentili con chi si guarda intorno con sguardo interrogativo.

La Kasbah è indubbiamente tranquilla e pacata rispetto agli altri quartieri che abbiamo attraversato fin qui. Dopo la delusione di El Badi chiuso, ripieghiamo sul Palais de la Bahia, poco distante, compreso tra la Kasbah e il quartiere ebraico.

Anche la Bahia è una residenza notevole in cui lo stile ispano-moresco la fa da padrone. Solo che è stata costruita a fine ‘800, e dunque è una sorta di falso stilistico. Ciò non toglie che sia molto bello percorrere le sue sale, attraversare cortili e giardini, perdersi nell’ammirare le trine complicatissime in cui sono scolpiti capitelli e architravi, mentre le pareti e i pavimenti sono rivestiti in zellij, frammenti di maiolica colorata assemblati a formare disegni geometrici intricati e fantasiosi: chi ha visitato la Spagna riconoscerà senz’altro una somiglianza con gli azulejos (anche nel nome) e in effetti certe fantasie si ritrovano molto simili al Real Alcazar di Siviglia e qui.

Al Palais de la Bahia trascorriamo un po’ di tempo a goderci i dettagli delle sale rivestite a zellij, illuminate da vetri colorati, alternate a giardini verdeggianti e con fontane. L’acqua – così come il giardino – è un elemento fondamentale nelle architetture arabe: così come nella Spagna di epoca araba, anche qui l’acqua e il verde, e la capacità umana di domarli e di piegarli in funzione della bellezza, sono un fattore importante.

Quando usciamo ci infiliamo per un attimo in un piccolissimo souk dell’oro: ammiriamo i gioielli in filigrana finissima; vediamo nelle vetrine anche cinture per i kaftani, veri e propri capi d’abbigliamento-gioiello. Poi ci infiliamo per un piccolo tratto nel quartiere ebraico, in direzione della Sinagoga. Presto però ne usciamo: l’atmosfera è piuttosto respingente, per cui torniamo su Place des Ferblantiers, sulla quale si aprono alcuni negozietti e locali.

Da qui torniamo verso Place Jemaa el-Fna per il pranzo.

Saliamo in terrazza del ristorante Les Primices che si colloca su un angolo della piazza. Da qui la nostra vista può spaziare a 360° sui tetti dei riad circostanti e sulla piazza, il cui rumore ossessivo di pifferi e tamburi ormai conosciamo molto bene. Spiedini di carne e té alla menta. Il pranzo è servito, mentre in lontananza vediamo volare le cicogne.
Le nostre esplorazioni terminano qui.
Torniamo verso il quartiere della Menara, dove abbiamo l’hotel, per prepararci con calma alla serata: il ricevimento del matrimonio infatti inizia alle 22, ma terminerà alle 6 del mattino.










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