Visitare le Langhe mi ha consentito di scoprire certe curiosità sui vini che altrimenti non avrei mai scoperto. In più ho fatto delle esperienze che mi pare utile fissare qui, come promemoria per il futuro, ma anche come suggerimento utile per chi legge.
Durante il mio breve viaggio nelle Langhe ho imparato diverse cosette sul vino (e su cosa sennò)? Cose che solo se si viene da queste parti si possono scoprire. In più, sono partita senza avere individuato preventivamente degli indirizzi utili per acquistare o bere il vino. Ho fatto quindi diverse scoperte interessanti, che voglio riportare qui. E sottolineo che gli indirizzi che darò sono frutto della mia esperienza, non ho ricevuto sponsorizzazioni da chicchessia. Così, per fugare ogni dubbio fin dall’inizio.
Non solo nebbiolo: la Pelaverga
Cominciamo col vino. Il principe delle Langhe è il Nebbiolo che diventa Barolo a seguito di un processo di invecchiamento. Se il barolo è più pregiato del Nebbiolo, il Nebbiolo è comunque un bel vino rosso, di carattere ed è indubbiamente il vitigno più coltivato nel territorio. Con una piccola eccezione: la Pelaverga di Verduno.
La Pelaverga di Verduno è un vitigno autoctono e antico, coltivato soltanto sulla collina su cui sorge il piccolo paese di Verduno. Siamo a poca distanza da Alba e ancora meno da La Morra e qui troviamo questo vino rosso, di carattere, profumato. Sono in pochi i viticoltori o le aziende vinicole che lo producono, tra cui Castello di Verduno. Nel borgo di Verduno, in cima al paese, accanto alla chiesa, il piccolo bar-enoteca vende diverse bottiglie; anche Castello di Verduno, che fa anche ospitalità, ha la possibilità di vendere direttamente il vino.
Non solo nebbiolo: la Nascetta
Se il nebbiolo è il rosso delle Langhe, la nascetta è il bianco di questo territorio. Per la precisione è un vitigno a bacca bianca autoctono del territorio di Novello, località delle Langhe. Un vitigno che si stava perdendo, stretto tra la immane produzione di nebbiolo e dei suoi esiti in barolo in questo territorio. Ma fortunatamente i viticoltori delle Langhe stanno riscoprendo i vitigni autoctoni (v. sopra per la pelaverga) e anzi un bianco in territorio di vini rossi è sicuramente un prodotto interessante.
Il colore della nascetta è giallo paglierino chiaro, profuma di fiori e ha note agrumate. Io l’ho assaggiato in due occasioni (nei paragrafi successivi vi dico dove) e devo dire che in entrambi i casi mi ha deliziato e rinfrescato: fa caldo nelle Langhe a luglio, ci sono le zanzare e la remota speranza che in collina ci sia un po’ d’aria rimane un vago sogno.
Dove fare un aperitivo fighetto: L’Astemia pentita
Ecco, per l’appunto, uno degli indirizzi in cui ho provato la nascetta: l’Astemia Pentita. Il nome potrebbe sembrare frivolo, in realtà è una cantina che occupa una porzione della collina più prestigiosa del Barolo, la località Cannubi (che approfondiremo tra poco). Ma soprattutto, l’Astemia Pentita colpisce per il design architettonico della sua sede: impossibile non notarla percorrendo la via che da La Morra corre verso Barolo: ha l’aspetto di due cassette di vino di quelle in legno, sovrapposte ma lievemente sfalsate, con tanto di scritta “fragile” sul lato. L’architetto è un genio assoluto, a mio modesto parere: visionario, fantasioso, capace di attrarre e incuriosire. E di dimostrare che il vino, tutto sommato, è arte.
A L’Astemia Pentita abbiamo fatto un aperitivo rinforzato: ovvero abbiamo abbinato ai calici di vino (rigorosamente prodotto qui in cantina e imbottigliato in bottiglie di design), piattini con pietanze da degustazione. L’aperitivo però non viene fatto tutte le sere, quindi occorre informarsi in precedenza se si vuole sorseggiare un bicchiere al tavolo, con tramonto sulla vigna.
Qui abbiamo provato sia la nascetta, il bianco di cui parlavo poco fa, che il vino rosato dall’ammiccante nome Adorabile: ottenuto da uve autoctone e fermentato in bianco, con un certo non so che di croccantezza, di frutti rossi e una nota di amarognolo, che non guasta, sul finale. La bottiglia, di design, è magnifica: sembra una donna con le mani sui fianchi e l’espressione risoluta.
Per saperne di più su L’Astemia Pentita non resta che lasciarti il link al sito web: http://www.astemiapentita.it/
Dove bere in relax: Vineria Sociale a La Morra
Mentre L’Astemia Pentita è un posto decisamente fighetto, sia per la location che per l’atmosfera creata anche con la musica dal vivo, la Vineria Sociale di La Morra è decisamente l’opposto. Siamo su piazza Municipio, di fronte a noi la chiesa parrocchiale di San Martino e una serie di tavolini messi lungo i muri delle case. L’ingresso del locale è nella via che scende da quella piazza, via San Martino. A tenerlo in piedi sono dei ragazzi molto volenterosi e competenti, che servono oltre al vino anche alcuni piatti per chi vuole fare cena sorseggiando vino delle Langhe. L’impressione che mi ha fatto, vedendo tutti i tavolini in piazza col conseguente brusio di sottofondo dato dal chiacchiericcio, dalle risate, dal tintinnio dei calici e delle posate sui piatti, è stata quella di un luogo veramente tranquillo, dove passare una serata in puro relax, tra amici. Come si direbbe a Roma “scialla”, cioè senza problemi, senza pensieri, soltanto per il gusto di essere lì. Per me è un valore aggiunto.
Inoltre la Vineria Sociale ha un logo straordinario: una bottiglia di vino e un bicchiere che si intersecano, e il bicchiere sembra un omino stilizzato con le braccia alzate e le gambe dritte unite. Molto bravo il grafico che gliel’ha realizzato!
Ma poi eccezionale il trattamento! Abbiamo chiesto di assaggiare un bianco locale, ci sono stati proposti tre assaggi (gratuiti) sulla base dei quali scegliere il proprio bicchiere: un Roero Arneis, una Nascetta, un macerato della provincia di Alessandria. Un trattamento da signori.
Visti tutti questi aspetti, la Vineria Sociale è l’altro luogo, dopo L’Astemia Pentita, che consiglio per bere vino nelle Langhe: https://www.instagram.com/vineriasociale/
Dove acquistare vino: Pianpolvere
Sulla bella via collinare che da Monforte d’Alba va verso Castiglione Falletto un’indicazione segnala l’esistenza della Tenuta Pianpolvere. Nessun’attrattiva diversa dal paesaggio e dall’intuizione: cambiamo i nostri programmi (sono le 10 del mattino, non esattamente l’ora ideale per fare una degustazione di vini…) e svoltiamo in una strada bianca, fino ad arrivare alla Tenuta.
Un luogo di pace: un antico convento immerso nelle colline pettinate a vigneti – e non potrebbe essere diversamente – veniamo accolti come se fossimo dei vecchi amici di famiglia che sono passati a fare visita. Siamo accolti nella sala degustazione e io mi ritrovo, nel giorno del mio compleanno, con un bicchiere di barolo in mano alle 10.30 del mattino! Piccola nota a margine: per accompagnare il vino invece che i classici grissini e crackers, qui si usano le nocciole! Le famose Nocciole Piemonte! Mai abbinamento territoriale fu più azzeccato (Dove comprare le nocciole a Monforte d’Alba lo vediamo tra poco).

Ebbene, al bicchiere di barolo ne è seguito un altro, insieme a chiacchiere e a una visita in cantina, a vedere le grandi botti e le bottiglie più datate. Sembra di fare un salto indietro nel tempo in quella cantina, eppure il vino che si sta preparando nelle botti è contemporaneo: nebbiolo, barolo, nebbiolo vinificato in rosato (il Rosato dei Frati).
Tenuta Pianpolvere non ha un sito web, ma ha un account instagram e ha ovviamente una voce su Google Maps. Noi l’abbiamo scoperta assolutamente per caso, e mai scoperta casuale fu più azzeccata!
Curiosità da documentario: Cannubi, la collina del Barolo plus
Proprio dalle parti de L’Astemia Pentita abbiamo notato, lungo la via, l’indicazione Località Cannubi. Lì per lì non ci abbiamo fatto caso, ma come tutte le cose un po’ strane che si vedono e poi si accantonano, ecco che la sera in camera, complice la scarsa offerta del palinsesto televisivo, ci siamo imbattuti in un documentario disponibile su Youtube, Cannubi, the wineyard kissed by God, che racconta non solo la specificità e il valore di questa collina rispetto alle altre, ma anche la rivalità che c’è tra i proprietari o vignaioli che hanno in affitto a volte poche decine di ettari di questa collina decisamente troppo piccola.
La collina di Cannubi, sostanzialmente, è quella che storicamente produce il barolo migliore qualitativamente parlando. Siccome poi si tratta di pochi ettari divisi tra ancor meno viticoltori, ecco che il prezzo sale, a fronte di una qualità decisamente top. Tutti vorrebbero produrre barolo Cannubi, ma chiaramente è impossibile, per cui la lotta è stabilire chi può produrne – sulla base di ettari e confini – e chi no. Curioso che questo documentario l’abbia girato un documentarista inglese, ma molto legato a questo territorio: in Italia raramente si lascia spazio a una divulgazione di questo tipo.
Storia d’Italia e delle Italiane: le Calabrotte nelle Langhe
Altra curiosità, ma questa volta di ambito sociale e storico: riguarda la vicenda delle Calabrotte. Alt, fermi tutti: ma non siamo nelle Langhe, in Piemonte? E che c’entra la Calabria? Mo’ spiego tutto.
Lungo tutto il Novecento in particolare a cavallo della metà del secolo, si verificò un fatto singolare: a fronte di poche donne del nord, quindi piemontesi, disposte a sposare – anche perché inesistenti, se capita – un contadino o vignaiolo, questi vignaioli chiedevano, attraverso intermediari, una moglie dal Sud Italia, per poter far figli, cui lasciare la terra da morti, e per potersi far curare da vivi (vedi alla voce: pranzo, colazione, cena, panni puliti, cura della casa, ecc.). Ed ecco che dal Sud Italia arrivarono, in tempi diversi e nel corso di decenni, diverse donne, ma tante, al punto di essere chiamate “le Calabrotte“. Erano matrimoni combinati, certo non d’amore né da una parte né dall’altra, ma di necessità. Molte storie sono durate tutta la vita, con alti e bassi come tutti i matrimoni, o – meglio – come tutte le convivenze.
Alcune delle Calabrotte hanno appreso il dialetto o per lo meno l’inflessione delle Langhe. Altre no, hanno tenuto ben stretto il proprio accento: una sorta di rivendicazione di identità. Certo, fu un fenomeno diffuso che ancora all’inizio degli anni ’70 veniva praticato. La storia delle Calabrotte è molto ben raccontata in un libro edito da Rubettino dal titolo “Ti ho vista che ridevi“: una storia che ritengo molto interessante per chi studia o ha a cuore il fenomeno della migrazione italiana sia fuori dell’Italia che dentro. Tra l’altro la migrazione all’interno dell’Italia è paradossalmente meno nota, eppure sarebbe interessante studiarne le dinamiche. Quella delle Calabrotte è, a tutti gli effetti, una di queste dinamiche.
Punti panoramici di un certo livello: La Morra e Verduno
Se amate i panorami, le videate da drone, la sensazione di poter abbracciare con un solo sguardo tutto il territorio, beh, a La Morra e a Verduno sarete accontentati.
La piazza principale di La Morra è al tempo stesso una terrazza panoramica sulle Langhe: da qui lo sguardo spazia verso Barolo e oltre, si poggia su colline e colline coltivate a vigneti, su strade bianche o asfaltate che serpeggiano tra le vigne fino ad andare a cogliere le alture più distanti, e con esse i castelli che le dominano. Da qui si capisce che se oggi l’interesse è il vino, un tempo era innanzitutto il controllo del territorio: mai come qui ho visto la presenza – antica – di un forte controllo del territorio: ogni borgo ha il suo castello fortificato, segno della forte presenza dell’autorità feudale prima e signorile/nobiliare poi nelle Langhe.
Da qui, poi, dev’essere particolarmente suggestivo vedere le mongolfiere che si innalzano per mostrare dall’alto le Langhe. Noi le abbiamo viste dal basso, ovvero dalla strada che da Barolo conduce a La Morra, ma lo spettacolo dev’essere altrettanto esaltante.
Per quanto riguarda invece il Belvedere di Verduno, nonostante ci troviamo a pochi km da La Morra, il paesaggio lievemente cambia.
Innanzitutto il Belvedere di Verduno non è la piazza principale del paese, ma un giardino pubblico a lato della chiesa, con un punto panoramico da cui si può studiare tutto il circondario. Qui la vista spazia da Alba a Grinzane Cavour e Diano d’Alba, e più in giù fino a Barolo. Il panorama è davvero ampio, quasi a 180° sulle Langhe. Peraltro, se venite qui con bambini, sappiate che mentre guardate il panorama i vostri pupi potranno giocare coi giochi del giardino pubblico.
Dove comprare le nocciole (e derivati): Le Bancarelle di Elisa a Monforte d’Alba
In chiusura, abbandoniamo il tema del vino per qualcosa di comunque molto dolce: la nocciola e i suoi derivati. Torniamo a Monforte D’Alba, in paese, dove si trova il piccolo negozietto de Le Bacarelle di Elisa: nocciole, biscotti dolci e salati, crema di nocciole… qui ci si rifanno gli occhi e l’acquolina. I prodotti sono davvero buoni, senza glutine (e quindi decisamente inclusivi!) e sono la giusta conclusione di questa serie di scoperte e curiosità delle Langhe. Qui ti lascio il sito web: https://www.lebancarelledielisa.it/
Per completezza, e per approfondire un itinerario nelle Langhe, ti lascio un suggerimento su tre boghi delle Langhe da visitare assolutamente: Barolo, La Morra, Verduno. Perché visitarli? Beh, leggete il post 😉















