Recensione a “111 luoghi della Riviera dei Fiori che devi proprio scoprire”

A un anno dall’uscita in libreria, vi parlo della guida che avrei voluto scrivere io, e che invece è stata scritta e illustrata mirabilmente da Alessandra Chiappori, giornalista, e da Stefano Ascheri, libraio e fotografo, entrambi di Imperia. Entrambi giovanissimi, o meglio, più giovani di me di qualche annetto (per questo giovanissimi 🤪). Entrambi amano il Ponente Ligure come e più di come lo amo io. Per questo questa sarà una recensione molto molto di parte. Ma del resto il volume si merita solo lodi lodi lodi.

Lodi perché non esistono tante guide, non che io ne conosca perlomeno, con un respiro così variegato sulla Riviera dei Fiori.

Va specificato fin da subito cosa si intende per Riviera dei Fiori. Innanzitutto essa non è sinonimo di Riviera di Ponente o di Ponente Ligure: il Ponente si spinge fino a Genova, mentre la Riviera dei Fiori si limita alla provincia di Imperia, quindi da Ventimiglia a Cervo, rispettivamente l’ultimo comune prima del confine francese e l’ultimo comune prima della provincia di Savona.

Lo dice il titolo: “111 luoghi” ovvero 111 cose da fare, curiosità da conoscere, luoghi da esplorare: e ce n’è davvero tanti e sconosciuti anche agli stessi liguri di Ponente. Se da un lato, sfogliando il libro ho ritrovato luoghi a me cari, come il mitico Cinema all’aperto Smeraldo di San Bartolomeo al Mare, mio paese natìo, protagonista di tanti film quand’ero bambina, disturbati sul più bello dal passaggio del treno notturno che inevitabilmente rovinava il finale, dall’altro ci sono luoghi, personaggi, prodotti, totalmente sconosciuti.

Tra questi luoghi per me assolutamente sconosciuti c’è il Museo della Resistenza di Costa di Carpasio, nella Valle Argentina, che fu zona duramente coinvolta nella guerra di Resistenza. Oppure il Teatro dell’Albero, a San Lorenzo al Mare. Solo per dirne due, per non fare brutta figura.

Non ci sono solo luoghi, tra i 111 argomenti trattati nel libro, ma anche personaggi, come David Ferrarese, il liutaio di Badalucco, o Claude Monet, che soggiornò a Bordighera e realizzò diversi dipinti tra Bordighera e Dolceacqua. O ancora Nino Lamboglia, archeologo nato alla Marina di Porto Maurizio, direttore di tutti gli scavi archeologi che nel corso del Novecento hanno consentito di scoprire il passato più antico del territorio, nonché “inventore”, se così si può dire dell’archeologia subacquea.

E poi ci sono prodotti tipici, come il Rossese di Dolceacqua, un vino rosso che oltre i confini regionali non conosce nessuno, o il pane di Triora, vera eccellenza rinomata anche a livello di slow food.

E se dobbiamo parlare di slow food allora il quadro si amplia: la michetta di Dolceacqua, l’Aglio di vessalico, il fagiolo di Conio.

Io che conosco molto bene (abbastanza, dai!) l’autrice Alessandra Chiappori e colgo subito il suo zampino nelle pagine dedicate a Italo Calvino, al Corsaro Nero di Emilio Salgari, al Club Tenco e ad Antonio Rubino, artista le cui opere sono esposte nel Museo civico di Palazzo Nota a Sanremo, che dal 1908 illustrò il Corriere dei Piccoli.

Perché mescolare personaggi, prodotti tipici, episodi storici, architetture, storie, giardini, piante e artisti in una guida? In realtà la risposta è tanto semplice quanto illuminante: per conoscere i luoghi occorre conoscere tutto il contesto storico, culturale, enogastronomico, letterario, di costume. Ecco che allora riusciremo a vedere i luoghi con occhio diverso, più attento. E una spiaggia non sarà solo una spiaggia, ma quella spiaggia, o meglio, quel Sito di Importanza Comunitaria come è ad esempio Capo Berta, IL CAPO (per quanto mi riguarda), il promontorio che separa Diano Marina da Imperia e che è un patrimonio di biodiversità, sia sopra l’acqua che sott’acqua.

Questa guida, da quello che avrete capito, non è un mero elenco, e anzi scorrendo l’indice vediamo che si alternano luoghi, personaggi, tradizioni, peculiarità e curiosità.

L’unica perplessità, che non dipende dalla scelta autoriale, ma da quella editoriale, è l’indice in ordine alfabetico nel senso dei luoghi, mentre forse sarebbe stato più opportuno (parlo da frequentatrice di guide) un indice geografico, con andamento da ovest a est o viceversa. In questo modo invece troviamo tra le prime pagine Bordighera, nell’estremo Ponente Ligure, per tornare a Ventimiglia, all’estremo confine occidentale, solo nelle ultime pagine, superate da Villa Faraldi che, invece si trova a oriente.

Questa guida, 111 luoghi della Riviera dei Fiori che devi proprio conoscere, è un atto di amore. Un atto di amore in parole, scritto da chi le parole le sa usare molto bene, e in immagini, realizzate da chi in mezzo alle immagini ci è nato, vissuto e ne ha fatto la propria vita. Un libro nel quale vedo la vocazione alla promozione e alla valorizzazione del territorio natìo. Un libro che innanzitutto nella Riviera dei Fiori andrebbe diffuso, prima ancora che tra i turisti, perché gli abitanti di questo fazzoletto di terra che è la provincia di Imperia, possano conoscere lo straordinario tesoro e potenziale di cose, eventi, personaggi, storie, di cui sono custodi.

Per chiudere, vi lascio la video-recensione che avevo realizzato su instagram l’anno scorso, quando il volume era fresco di pubblicazione!

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