Se penso ad Anversa penso alle Fiandre, ai pittori fiamminghi e a Rubens, il pittore che portò il Barocco a Genova. Penso a un grande porto fluviale, penso a una città che tra il Cinquecento e il Seicento era crocevia di traffici commerciali di rilevanza europea, anzi mondiale, se consideriamo le Americhe. Penso a una città medievale fatta di gilde (le corporazioni di mestieri), penso al gotico e agli edifici più antichi che mi ricordano tanto Bruxelles (che dista appena un’ora di treno, tra l’altro); penso alla birra belga (e alle lambic, le birre fruttate – alla ciliegia, alla pesca… – che mi fregano sempre: non mi piacciono, anzi le trovo disgustose, ma ogni volta ci ricasco).
Sono stata ad Anversa, Antwerp in fiammingo, per lavoro. Ma come sempre sono riuscita a ricavarmi qualche ora e qualche occasione per andare in esplorazione della città. Qui vi propongo pertanto un itinerario che va dalla Stazione Centrale alla Cattedrale, al Gröte Markt e al castello sul fiume, Het Steen. E poi vi propongo un museo, il Koninklijk Museum voor Schone Kunsten, cioè il Reale Museo di Belle Arti, che ha un focus su Peter Paul Rubens, il grande pittore nato ad Anversa – del quale al momento è chiusa la casa-museo Rubenshuis – e che è un percorso nella storia dell’arte di Anversa e fiamminga di ieri e del Novecento. Ma ne parliamo dopo. Ora partiamo con il nostro itinerario.
Il centro storico di Anversa: dalla Stazione Centrale al fiume Schelda
Premessa: il mio albergo era il bellissimo Radisson Blue Antwerp, posto proprio di fronte alla Stazione Centrale, dall’altra parte della piazza. Posizione centralissima, non vi so dire il budget di una camera, ma decisamente un hotel di alto livello. Ma fatemi invece dire due parole sulla Stazione Centrale, un edificio imponente, di fine Ottocento, magniloquente al punto di ricordare le grandi stazioni parigine dello stesso periodo, e infatti l’architetto sarebbe proprio francese: Louis Delacenserie. Una stazione grande e ariosa al suo interno, su più livelli, di cui uno sotterraneo: ed è da qui che passano e partono i treni per l’Aeroporto di Bruxelles. Accanto alla stazione, sul lato della piazza, si trova lo Zoo di Antwerp.
Invece per raggiungere il centro storico ci dirigiamo in direzione opposta, imbocchiamo la grande strada larga che è un po’ la via dello struscio e dello shopping, con i grandi negozi delle grandi catene internazionali. Proseguendo si comincia ad arrivare nel centro: i negozi fanno spazio pian piano a qualche localino.
Dopodiché si arriva sulla piazza, non tanto grande in realtà, sulla quale si erge imponente la facciata della cattedrale. Gotica, bellissima, all’interno tanto grande e luminosa. Per visitarla occorre pagare un biglietto, ma è possibile vederla dall’ingresso: ed è impressionante, in effetti, nella sua successione di arcate e di vetrate da cui, in quell’unico momento in cui filtra il sole, tutto si illumina.
Sulla piazza c’è il monumento a Nello e Patrasche, un racconto molto triste del 1872 in cui si parla di un bambino indigente, Nello, e del cane Patrasche, che ogni giorno vengono in città e visitano la cattedrale. E proprio nella cattedrale muoiono entrambi di stenti. Una storia tristissima e commovente. Il gruppo scultoreo, opera di Batist Vermeulen, indubbiamente attira l’attenzione. Tutti si fanno il selfie con il cagnolone, ma solo pochi, scommetto, leggono la triste storia che rappresenta il bimbo che dorme sopra al cane, avendo per coperta il manto stradale in sanpietrini.
Poco oltre c’è la bella piazza del Gröte Markt. Per me una vera sorpresa: mi aspettavo una piazza molto simile alla Gröte Markt – Grand Place – di Bruxelles, più piccola. E invece la Gröte Markt di Anversa è più grande, più ariosa, bella nonostante la pioggia. Un lato della grande piazza è occupato dal palazzo rinascimentale del municipio; di fronte la vista è dominata dal campanile della Cattedrale, che si erge da dietro i palazzi, e che aveva un ruolo civico oltre che religioso: era infatti un beffroi, cioè una torre civica, che ospitava campane con la funzione di scandire i momenti della vita quotidiana civile, oltre che di quella religiosa.
Gli altri palazzi, dalle caratteristiche facciate proprie dell’architettura fiamminga, sono – come nella Grand Place di Bruxelles – sede delle gilde, cioè delle corporazioni professionali: i tessitori, i bottai, i tiratori d’arco, i conciatori. E poi c’è la fontana centrale.
Se non si conosce la storia di Anversa, e la storia della sua origine, non si capisce il senso di questa fontana, cosa vi è rappresentato e perché. La fontana racconta la fondazione di Antwerp, da parte del legionario romano Silvio Brabone che nel I secolo a.C. liberò il fiume Schelda, sul quale Anversa si adagia, dal terribile gigante Druon Antigoon che chiedeva elevati compensi per attraversare il fiume, tagliando una mano a chi non era in grado di pagare la tassa. Brabone a sua volta tagliò la mano al gigante cattivo gettandola nel fiume. Da quest’atto deriverebbe il nome fiammingo di Anversa, Antwerperen, che significherebbe “lanciare la mano”. Si tratta di una leggenda, certo, ma è stata confermata dal dato archeologico l’esistenza di un insediamento di età romana a partire dal I secolo a.C., dall’epoca in cui, per capirci, Giulio Cesare conquistò la Gallia (o, se preferite, dall’epoca in cui si ambientano le storie di Asterix e Obelix). La fontana è inquietante, rimanda effettivamente a un mondo leggendario fatto di draghi, di giganti e di eroi. Ma l’insieme è di grande effetto.
Poco distante da qui scorre la Schelda, il fiume che attraversa Antwerp. E sul fiume sorge la piccola fortezza di Het Steen. Un piccolo castello costruito nel XIII secolo e restaurato nella forma attuale nel XVI secolo. Per secoli fu impiegato come prigione e oggi è un bel punto panoramico sull’ampio fiume. Fino a pochi anni fa era sede del museo nazionale della navigazione.
Koninklijk Museum voor Schone Kunsten, il Reale Museo di Belle Arti di Anversa
Una pinacoteca strepitosa. E stravisitata. Intanto che aspetto il mio gruppo per entrare e visitare, vedo arrivare comitive, scuole, classi di bambini alti meno di un metro e fluorescenti, individuabili anche di notte con il loro bravo giubbino arancione da operai ANAS. Eppure, a fronte di tutto questo traffico di comitive, è tutto estremamente organizzato e mai nella visita ci si intralcia con gruppi che si attardano o ci si ritrova disturbati da guide dalla voce troppo squillante. Dunque, una buona organizzazione.
Il percorso espositivo si apre con una hall sul cui soffitto è raffigurata l’allegoria delle arti, o meglio, la Scuola delle Arti di Antwerp. E la figura di Peter Paul Rubens, il pittore originario di Anversa che ha portato il Barocco a Genova, è protagonista assoluta.
La Galleria degli Old Masters si apre proprio con Rubens, cui è dedicato un intero salone nel quale sono esposte opere di grandi dimensioni (bellissimo il Battesimo di Cristo) e nel quale si può assistere al restauro in corso di una grande tela del maestro: una Madonna in trono adorata dai Santi.
Il percorso di visita nelle sale degli Old Masters è un percorso nella storia della pittura fiamminga – che tra l’altro io amo particolarmente – inframmezzata di tanto in tanto da incursioni nell’arte del Novecento e contemporanea. Così capita che Salvador Dalì dialoghi con Jan Bruegel o che René Magritte si trovi accanto a opere del Seicento. Tra i grandi nomi presenti nelle sale e nelle gallerie, oltre a Rubens, abbiamo Peter Bruegel il Vecchio, Hans Memmling, Jan Van Eyck, Lucas Cranach, ma con incursioni anche nell’arte italiana, con Giovanni Bellini e Artemisia Gentileschi.
Al piano terra, invece, ci spostiamo tra i maestri moderni. Un’intera sezione è dedicata al pittore di Anversa James Ensor, che a fine Ottocento sperimenta col colore e con la luce, passando da uno stile che si potrebbe avvicinare all’impressionismo per affacciarsi all’espressionismo: sicuramente un grande sperimentatore. La sezione dell’arte del Novecento e contemporanea si sviluppa su due livelli. Anche qui vediamo una commistione di opere, per cui accanto a Paul Delvaux troviamo Beato Angelico, e accanto ad Anselm Kiefer incontriamo Peter Bruegel il Vecchio.

La visita al Reale Museo di Belle Arti di Anversa è un’incursione nell’arte fiamminga e belga che attraversa i secoli, dal Cinquecento fino ai giorni nostri. E’ un’incursione nella cultura belga a tutto tondo, una cultura secolare, fatta di espressioni artistiche davvero notevoli. Un museo che vale davvero la pena di visitare.



















Lascia un commento