Roma: un tour horror tra le chiese della città

Roma offre tantissimi spunti e idee per itinerari culturali e religiosi più o meno curiosi e più o meno battuti.

L’itinerario che ti propongo oggi, preciso preciso per Halloween o – se preferisci – per la ricorrenza dei Morti del 2 novembre, è un breve tour macabro, allo stesso tempo horror ed esoterico, alla scoperta di tre chiese della città, o meglio delle loro cripte e sacrestie, nelle quali ci imbatteremo in resti umani e… fantasmi. Paura? No, dai, se non ti fanno impressione teschi umani e lampadari realizzati con vertebre e costole puoi affrontare questo itinerario.

Inutile continuare a tergiversare, partiamo. Affrontiamo per prima cosa i morti, poi andremo a disturbare i fantasmi.

Chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte

In via Giulia, alle spalle del fastoso giardino di Palazzo Farnese, a poche decine di metri da quel luogo brulicante di vita che è Campo de’ Fiori, sorge la chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte. Già il nome ci fa capire a cos’è dedicata questa chiesa e a quale occupazione erano dediti in passato i fedeli più misericordiosi: assicurare degna sepoltura, e preghiere per l’anima, ai tanti morti senza nome, annegati e trasportati dal Tevere, morti di morte violenta per qualche rissa finita in duello, persone troppo povere perché i parenti potessero permettersi di pagare il funerale. Questi fedeli avevano come vocazione proprio quella di servire “la carne dei poveri”, degli ultimi, degli indigenti, vedendo in essi Cristo stesso. Seppellire i morti è una delle sette opere di misericordia corporale ed è proprio quest’opera di misericordia che i fedeli della confraternita di Santa Maria dell’Orazione e Morte compivano.

L’arco su via Giulia e la chiesa dell’Orazione e Morte

La costruzione della chiesa risale al 1575 proprio per iniziativa di questa confraternita che si era costituita nel 1560 col precipuo scopo di dare degna sepoltura ai corpi rimasti insepolti e da nessuno reclamati. Un’opera meritoria, perché consentiva di ripulire le strade dagli indigenti morti di fame o dai disgraziati morti per assassinio, assicurando comunque la sepoltura in terreno consacrato (e non in una triste fossa comune). La chiesa ebbe un architetto eccellente, Giacomo della Porta, allievo di Michelangelo e del Vignola, che a Roma ha contribuito anche alla costruzione della Chiesa del Gesù e di Sant’Andrea della Valle, una delle più belle chiese barocche di Roma. La chiesa è piccola, a pianta centrale, coperta da una cupola ellittica. Pur essendo barocca è sobria e ariosa. Il colore celeste è quello che rimane negli occhi.

Da un’apertura laterale, accanto all’ingresso, dopo aver percorso uno stretto corridoio, si scende nella cripta.

La cripta della Chiesa dell’Orazione e Morte

Sotto un’iscrizione che recita la preghiera de L’eterno riposo e una croce con un teschio e due femori incrociati, si scende in un ambiente sotterraneo e non particolarmente arredato. Gli arredi, però, sono realizzati con ossa umane. In particolare una grande croce appesa alla parete di fondo è realizzata interamente con teschi umani, alcuni dei quali iscritti col nome del proprietario defunto. In teche a parete, sulla parete lunga, sono sistemati altri teschi, sistemati uno per uno. Ci sono due acquasantiere sormontate da altrettanti busti di scheletri. Simpatici, dopotutto. Altri arredi, invece, lasciano a bocca aperta: sono i lampadari al soffitto: realizzati utilizzando vertebre e coccigi. e rotule di ginocchio per pendenti. Non so, li trovo un po’ lugubri, ma niente a confronto con cosa vedremo nella nostra prossima tappa…

Un’acquasantiera sorridente…

Infine, sul lato di fondo c’è un altare col manichino di un aderente alla confraternita, nel suo manto e cappuccio nero: lo trovo un po’ kitsch, ma in effetti dopo il lampadario di vertebre non mi sconvolge più nulla (fino alla prossima visita…).

Il Museo e Cripta dei Cappuccini di via Veneto

A pochi passi da Piazza Barberini e dal meraviglioso Palazzo Barberini, oggi sede di pinacoteca, sorge il convento dei Cappuccini con annessa chiesa. Questo è un luogo abbastanza noto a Roma, proprio per l’eccezionalità della sua cripta che, spoilero subito, è davvero una miniera di ossa umane. Ossa di cappuccini, ma non solo, anche di nobili donatori delle opere dei frati.

Una volta si visitava semplicemente la cripta e finiva lì. Da pochi anni, invece, annesso alla Cripta è un museo, per la precisione il Museo dei Frati Minori Cappuccini della Provincia Romana. Attraverso opere d’arte e documenti, con l’accompagnamento di un’audioguida compresa nel biglietto di 10 €, il museo racconta la storia dell’ordine dei Cappuccini e di alcuni suoi più illustri rappresentanti, nonché divenuti santi. L’opera esposta più eccezionale è un San Francesco in meditazione di Caravaggio, nientemeno.

Michelangelo Merisi (Caravaggio), San Francesco in meditazione, Museo dei Cappuccini, Roma

Dal museo si accede alla cripta in un percorso che – mi dicono – si svolge in senso opposto rispetto al passato. Ma tanto il verso non cambia il risultato. La cripta è un corridoio sul quale affacciano 6 ambienti nei quali sono sistemati in maniera artistica e macabra al tempo stesso, scheletri interi, talvolta mummificati, all’interno di composizioni architettoniche di teschi, di ossa lunghe, di vertebre e di bacini a realizzare vere e proprie nicchie e arcosoli nei quali gli scheletri interi riposano; per non parlare dei lampadari e delle decorazioni sui soffitti, veri e propri virtuosismi artistici e orrorifici.

Cripta dei Cappuccini

Questo capolavoro di arte macabra è stato realizzato tra il 1732 e il 1750. Proprio nel 1750 il Marchese De Sade ne scrive, tra l’ammirato e lo scandalizzato, nel suo “Viaggio in Italia”, fornendoci un termine ultimo per istabilire quando la realizzazione delle cripte fu conclusa.

Tra tutte le cripte la più impressionante è forse la prima, sul soffitto della quale è attaccato – come se fosse un angioletto – lo scheletro di una bambina che con la (fu) mano destra sostiene una falce, da sempre simbolo della morte, e con la (fu) sinistra tiene in mano una bilancia, per pesare le azioni buone e quelle malvagie compiute in vita. Le ossa appartennero a una piccola principessa Barberini, sorella dei due piccoli scheletri sulla parete di fondo: non solo monaci dunque trovano esposizione eterna qui, ma anche scheletri di benefattori (o dei loro figli). Abbastanza impressionante, lo ammetto.

Cripta dei Cappuccini, la piccola Principessa Barberini angelo della morte

La cripta successiva, detta “delle tibie e dei femori”, vede la sua architettura realizzata effettivamente quasi esclusivamente in ossa lunghe delle gambe. 3700 circa sono i monaci le cui ossa sono state variamente assemblate nel corso di quei 20 anni durante il XVIII secolo. Segue poi la cripta dei bacini, dove le architetture sono realizzate principalmente utilizzando ossa di bacino, e la cripta dei teschi, in cui sono i crani dei monaci i veri protagonisti. Su alcuni dei crani, tra l’altro, si trovano anche delle scritte. Uno, curioso, ci ha colpito. E’ un certo O’Neill proveniente dal Sud Africa, probabilmente un soldato americano che pensò bene di lasciare una dedica a ricordo del suo passaggio…

Infine si incontra la cripta della Resurrezione, più sobria, quasi una grande cornice per la tela che raffigura la resurrezione di Lazzaro. Il messaggio è salvifico, dunque: la resurrezione è ciò che ci aspetta dopo la morte.

Il Piccolo Museo del Purgatorio

Dopo tanti scheletri, cambiamo genere e passiamo ai fantasmi. Sì, perché nella sacrestia della Chiesa del Sacro Cuore di Gesù in Prati è allestito un museo alquanto… particolare. Ma andiamo con ordine.

Siamo vicino al Palazzaccio, il Palazzo di Giustizia di Roma e a Castel Sant’Angelo, non lontano da San Pietro. Qui sorge una chiesa in stile neogotico affacciata sul Tevere. Anche l’interno è neogotico, con pilastri compositi che sostengono archi a sesto acuto e alle pareti opere e affreschi che ricordano l’arte medievale. La costruzione della chiesa, però, risale agli inizi del Novecento. E ad essa, anzi all’oratorio che qui sorgeva precedentemente ad essa è legato un evento miracoloso, o quanto meno curioso: durante un incendio apparve ai fedeli l’immagine di un defunto, la cui effigie rimase impressa sulla parete. Allora Victor Jouet, il missionario fondatore dell’Associazione del Sacro Cuore del Suffragio delle anime del Purgatorio e fondatore dell’oratorio dapprima e della chiesa poi, decise di raccogliere in giro per l’Europa cimeli, oggetti e testimonianze delle manifestazioni delle anime del Purgatorio e di raccoglierle in un museo.

La chiesa neogotica del Sacro Cuore di Gesù in Prati

Le anime del Purgatorio si manifestano ai vivi solitamente per chiedere messe in suffragio per far sì da abbreviare la loro permanenza nel Purgatorio e condurle più velocemente in Paradiso. Per farlo lasciano tracce tangibili: solitamente è l’impronta di una mano che bruciacchia l’oggetto, una pagina di libro, ma anche abiti, come nel caso della moglie defunta che tocca il berretto da notte del marito imprimendovi le cinque dita (immaginatevi la paura, ma pure la scena!). In sostanza, abbiamo a che fare – anche se nessuno nel museo del Purgatorio lo dice – con fantasmi veri e propri. Le impronte infatti sono lasciate dalle anime nel corso di apparizioni ai propri cari.

Lo spazio museale è molto piccolo, molto semplice, tuttavia non lascia indifferenti. A me sorge una domanda, infatti: ammesso e non concesso che queste apparizioni siano effettivamente avvenute (la suggestione regna sovrana) lasciando queste tracce tangibili, ma siamo sicuri che la religione cattolica tolleri certe credenze che, nonostante siamo nel XX secolo, odorano di paganesimo? In ogni caso si tratta di un luogo davvero curioso, poco noto ai più, e perfettamente in linea con lo spirito (e lo spiritello, in questo caso) di questo tour.

Museo del Purgatorio: le impronte lasciate da un defunto

Suggestioni horror per Halloween in giro per l’Italia

Non sono un’amante del genere horror, però devo dirti che nel corso dei 18 anni di questo blog (eh sì, eh già: il primo post risale al 2006!) mi è capitato più volte di imbattermi in luoghi che strizzano l’occhio al macabro e/o che parlano di morte in termini orrorifici. Se sei arrivato a leggere fin qui perché ti interessa questo tema e in generale il tema della morte, ti metto qui una serie di spunti, da nord a sud (e, perché no, all’estero) che potrebbero ispirarti.

7 pensieri riguardo “Roma: un tour horror tra le chiese della città

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  1. Nemmeno io amo l’horror però mi è capitato di visitare luoghi un po’ macabri come questi. Per esempio a Urbania c’è la famosa Chiesa delle Mummie… se non ci sei ancora stata te la consiglio.

  2. Sono stata spesso a Roma e non conoscevo l’esistenza di queste Chiese stile “horror”; io amo tutto ciò che riguarda l’esoterismo e leggendo il tuo articolo mi ha veramente incuriosito questo percorso.

    Anche a Palermo esiste una Chiesa chiamata “Chiesa dei Cappuccini” dove nei sotterranei vi sono tantissime mummie, scheletri vestiti e teschi…il tutto veramente impressionante . Se ti trovi dalla mie parti (a Palermo) ti consiglio di visitarla

  3. In linea di massima direi che nemmeno io sono un’amante dell’horror, però allo stesso tempo ne sono molto incuriosita. Come quei film che sai di non dover guardare, ti copri gli occhi con la mano e poi però guardi attraverso le dita e te ne pentirai per le due o tre notti successive. Infatti mi ero ripromessa di leggere l’articolo senza guardare le immagini ma ovviamente non ho saputo resistere. E sono certa che questa notte i miei incubi saranno popolati dallo scheletro della bambina della cripta dei Cappuccini: mamma mia che luogo inquietante!

    1. eh, io quando vedo tutti quei teschi e quelle ossa tutte belle sistemate mi chiedo “ma perché?”, mi pare un inutile eccesso di macabro. Poi, per carità, i monaci avevano le loro ragioni, però ecco, sono oggettivamente ben lontane dal mio gusto!

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