Salerno in un giorno: cosa non perdere se si ha poco tempo in città

Per me, lo ammetto candidamente, mi perdonerete, Salerno è sempre stato un luogo di passaggio, una stazione ferroviaria e nient’altro. Finalmente, e per questo devo ringraziare la preziosa amica Stefania, blogger di Memorie dal Mediterraneo, che ha voluto dedicare a Salerno una mattinata di visita. Non potevo non aggregarmi. Così l’ho raggiunta e ho fatto un tour breve, ma decisamente intenso.

Anche se sono stata a Salerno in periodo natalizio, purtroppo non ho potuto vedere le Luci d’artista (manifestazione per cui la città è nota in tutta Italia) accese, ma le ho intuite, ed è già qualcosa.

Il mio itinerario è stato molto lineare: dalla Stazione ferroviaria al centro storico percorrendo Corso Vittorio Emanuele, la via dello struscio di Salerno fino a che non cambia nome in via Mercanti: da qui la via spaziosa si fa più stretta e alle boutiques si sostituiscono piccole botteghe. Le case medievali con colonne di reimpiego sugli angoli o agli stipiti delle porte si sostituiscono ai palazzi moderni. Infine all’incrocio con via Duomo svoltiamo: andiamo prima in direzione del mare e poi risaliamo la via fino alla Cattedrale romanica. E ritorno.

La Cattedrale di Salerno

Turismo culturale a Salerno: il Museo virtuale della Scuola Medica Salernitana

Il medioevo fu un’epoca buia? Lo fu per molti, ma non per tutti. Sicuramente Salerno in età medievale fu un fiorente luogo di cultura dove si sviluppò una scuola medica che per diverso tempo fu un faro cui guardavano tutti coloro che studiavano medicina nel mondo allora conosciuto. A raccontare questa storia ignota ai più è il Museo Virtuale della Scuola Medica Salernitana, allestito nella chiesa sconsacrata di San Gregorio Magno, su via Mercanti. Un videomapping coinvolgente e molto ben fatto, che combina animazioni, attori, musica e parole, ricostruzioni e copie di documenti, mappe e brevi biografie dei medici – e della medica, unica donna, Trotula De’ Ruggero – il tutto a creare un racconto molto istruttivo e avvincente. Biglietto d’ingresso 5 €: decisamente ben spesi.

Uno screenshot dal videomapping del Museo Virtuale della Scuola Medica Salernitana

Quella della Scuola Medica Salernitana è una storia che va conosciuta: si tratta infatti della prima e più importante istituzione medica dell’Europa medievale, alla quale accorrevano da tutta europa studenti per apprendere la scienza medica e le arti della chirurgia, dell’erboristeria, e di tutte le altre scienze correlate. Si basava sulle conoscenze mediche della tradizione greca e latina, alle quali, in un’ottica di grande apertura verso l’altro, ancorché infedele, aggiunse quelle arabe ed ebraiche. A Salerno tra l’XI e il XIII secolo doveva respirarsi un’atmosfera cosmopolita e di grande apertura mentale, data dal fervore della ricerca e dell’applicazione pratica delle conoscenze acquisite. Non solo agli infedeli, ma persino alle donne era data possibilità di studiare, di applicare e di scrivere studi di medicina: Trotula De’ Ruggero, che citavo prima, divenne nota per i suoi studi ginecologici e di ostetricia. Scrisse infatti trattati sui dolori delle donne prima e dopo il parto, sulle malattie femminili con particolare riferimento alla ginecologia, e sulla cura del corpo e la cosmesi.

Il videomapping del Museo della Scuola Medica Salernitana: fotogramma relativo all’opera di Trotula De Ruggero

Turismo culturale a Salerno: la chiesa di San Giorgio

Cambiamo epoca. Dal glorioso medioevo salernitano saltiamo al barocco. E che barocco. La chiesa risale infatti al 1674, è a una sola navata ed è un trionfo di oro e di colore. Tra gli artisti che dipingono le pale d’altare e i dipinti delle cappelle vi è Angelo Solimena, importante artista del panorama campano di epoca barocca. L’impressione che si ha, entrando, è di una decorazione decisamente soverchiante. Bella, bellissima, luminosa, ma con un horror vacui che dà alla testa. Storie di Cristo, storie di santi, scene anche piuttosto bizzarre, come l’idemoniato liberato dal santo e con i piccoli satanassi che gli escono dalle orecchie… insomma, non si sa dove guardare per primo, se il soffitto, a volta a botte interamente affrescato con tele che si alternano a stuccature dorate, o alle cappelle laterali, inquadrate sempre da angioletti non necessariamente benevolenti (o ben riusciti), o all’altare maggiore, che peraltro copre alla vista le decorazioni dell’abside, oggi murato.

L’impressione è di fasto e magnificenza. Una curiosità riguarda il pavimento, le cui belle mattonelle gialle attireranno la vostra attenzione. Quando in rarissime occasioni si consente la vista, il pavimento si alza e si apre e appare al di sotto la cappella paleocristiana primigenia, poi coperta dalla chiesa attuale. Dev’essere bello. Io però mi sono accontentata di vederlo in un video.

La volta della chiesa barocca di San Giorgio

Turismo culturale a Salerno: la cattedrale di San Matteo

Due leoni ai lati del portale, con fare minaccioso o forse no, si assicurano che le persone giuste oltrepassino la porta. Quando si supera, si accede a un grande spazio porticato, un’aula che sui quattro lati espone una serie di sarcofagi romani riutilizzati in età medievale da nobili famiglie salernitane. Poi si entra nella grande cattedrale.

I due leoni di pietra all’ingresso non sono né casuali né meramente decorativi: sono quelli che all’ennesimo assalto dei pirati saraceni si animarono e si lanciarono contro gli assalitori sbranandoli, mentre la popolazione terrorizzata si rifugiava nella cattedrale; una leggenda, dunque, ma molto affascinante.

Uno dei due leoni ai lati del portale. Approfitto per segnalarti la mia pagina instagram @leoni__brutti, dove giochiamo con la storia dell’arte di ogni tempo osservando come vengono raffigurati proprio i leoni

E ora, ok, entriamo in cattedrale. Ampia, luminosa, dell’età romanica in cui fu innalzata rimane il bel pavimento in stile cosmatesco, i pulpiti anch’essi in stile cosmatesco, la volta a mosaico dell’abside nella quale sono custodite le spoglie mortali di San Gregorio VII che divenne papa nel 1073 e morì esule a Salerno – perché aveva osato mettere in discussione il ruolo della Chiesa e dei sacerdoti – nel 1085.

Il pavimento e gli arredi in stile cosmatesco nell’area del presbiterio

Io che amo follemente lo stile cosmatesco (chi mi legge e ha letto altri miei post sa quanto mi entusiasmo ogni volta che lo incontro!) sono rimasta particolarmente incantata nell’ammirare i pulpiti, monumentali, con decori geometrici minuti che alternano marmi variopinti a tessere d’oro e rosse. Una meraviglia perdersi tra quei decori magnifici, ci passerei le ore. Ma invece bisogna proseguire. E scendere nella cripta.

La cripta della cattedrale è dedicata a San Matteo, l’evangelista, le cui spoglie mortali dopo lungo peregrinare giunsero a Salerno nel medioevo e qui rimasero. La cripta è un trionfo barocco di oro e affreschi vivaci che raccontano tutti gli episodi della vita di Cristo, nessuno escluso. La cripta è bipartita: si scende da un lato e dall’altro alla tomba del santo, che è sovrastata da una duplice statua in argento del santo. Una curiosità: accanto alle reliquie c’è la polla che contiene la manna, ovvero una sorta di liquido chiaro che si produce a contatto col corpo del santo che due volte l’anno viene raccolto e anticamente distribuito ai fedeli, in particolare ai malati.

La cripta di San Matteo

Turismo culturale a Salerno: il Museo Diocesano

In genere non visito i musei diocesani – che generalmente sono una sequela di ostensori, arredi liturgici e poco altro – ma siccome il biglietto integrato che fa accedere a San Giorgio e alla Cattedrale consente l’accesso anche al Museo Diocesano, pareva brutto dire no. E ho fatto bene a visitarlo.

Due sono le opere magnifiche qui esposte: gli “Avori di Salerno” e l’ “Exultet”.

Gli avori di Salerno sono una serie di placchette di avorio sulle quali sono istoriati episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento. Un’opera davvero magnifica, e soprattutto unica nel suo genere, consistente in 29 pezzi tutti finemente intagliati. Quest’opera, di cui ancora non è chiara la funzione, anche perché è incompleta, risale alla fine dell’XI – prima metà del XII secolo.

Una delle placchette in avorio con scene dal Nuovo Testamento: il sogno di Giuseppe e l’Adorazione dei Magi

Le scene del Vecchio Testamento si sviluppano in orizzontale, quelle del Nuovo in verticale. Proviene dalla Cattedrale di Salerno e doveva costituire un qualche tipo di arredo liturgico, non meglio identificato (anche se in museo sono proposte alcune soluzioni).

Sia del Vecchio che del Nuovo Testamento si riescono a seguire gli episodi più importanti. L’opera è magnifica nei dettagli, nonostante le piccole dimensioni di ogni singola tavoletta. Davvero un documento importante e interessantissimo dell’arte romanica su avorio, di cui, effettivamente, si conosce davvero poco.

L’Exultet consiste in 11 grandi fogli di pergamena che illustrano una preghiera medievale “Exultet iam angelica turba coelorum” che viene recitata o cantata il Sabato di Pasqua. Era un rotolo, un grande rotolo, che veniva srotolato man mano che veniva cantato l’inno religioso in modo che la folla dei fedeli potesse vedere l’illustrazione di quanto il diacono cantava. Anche in questo caso l’opera, manoscritta, si conserva parzialmente, mentre alcune parti – tra cui probabilmente il testo dell’inno – sono state asportate. Nel Museo sono esposti i fogli ed è molto suggestivo osservarli e cogliere i riferimenti alla Cristianità, alla liturgia e alla preghiera stessa. Un documento davvero unico.

Una scena dell’Exultet: la Madonna in trono con Bambino e gli Angeli

Il Museo Diocesano prosegue la sua corsa attraverso secoli di artisti che dal medioevo al Cinquecento ai Caravaggeschi, al Settecento ci mostra la temperie artistica della città. Per questo motivo ritengo che questo museo sia davvero interessante da visitare, e consigliatissimo.

Si conclude qui il breve giro di Salerno: non ho potuto trattenermi oltre perché il mio itinerario mi avrebbe condotto a Benevento. Visita breve ma intensa, dunque, ma molto molto interessante.

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