Recensione della mostra fotografica “Franco Fontana. Retrospective” all’Ara Pacis

Chi mi conosce e segue questo blog sa che quando mi è possibile visito volentieri mostre di fotografia, soprattutto se i fotografi hanno in qualche modo a che fare col tema del viaggio, declinato nei sottotemi del paesaggio, del reportage naturalistico o antropologico; quando i fotografi (e le fotografe) attraverso il loro sguardo raccontano e interpretano il mondo che ci circonda.

Negli anni ho visitato le monografiche di diversi fotografi: Lewis Hine, Steve McCurry, Sebastiao Salgado, Elliott Erwitt, i francesi Robert Doisneau e Henry Cartier-Bresson, le italiane Tina Modotti, Lisetta Carmi e Letizia Battaglia. Ho visitato anche mostre collettive e dedicate alla storia della fotografia… Insomma il tema mi attrae molto, anche se non sono una fotografa e non sono mai riuscita a capire come regolare il diaframma e i tempi di esposizione quando mi arrischio a scattare in manuale con la mia fotocamera.

Ma veniamo a noi. Proprio nel corso di una visita a una di quelle mostre collettive che citavo, mi sono imbattuta in un paio di immagini di Franco Fontana. Fotografo italiano che ha attraversato il secondo Novecento e che è ancora attivo, mi ha colpito subito per i suoi scatti che immortalavano un paesaggio con linee intense di colore che davano alla scena un senso quasi metafisico e geometrico. Così, ora che è in corso al Museo dell’Ara Pacis a Roma una mostra interamente dedicata a lui, “Franco Fontana. Retrospective” ne ho approfittato subito per andare a conoscere meglio e da vicino la sua produzione artistica.

Sono rimasta entusiasta. La mostra, davvero allestita molto bene, racconta l’uomo, la mentalità, la ricerca, la visione: Franco Fontana è un vero e proprio “maestro del colore”, anzi, probabilmente è IL maestro: sicuramente in Italia, dove è il primo a utilizzare in senso artistico la fotografia a colori laddove grandi fotografi a lui contemporanei, quali Cartier-Bresson, continuavano a considerare artistica solo la fotografia in bianco e nero, mentre quella a colori era per loro meramente funzionale. Fontana invece, con la sua ricerca, le sue inquadrature ardite, i suoi colori sempre accesi e contrastanti, riesce a interpretare i paesaggi, siano essi urbani, marittimi o collinari, riesce dunque ad andare oltre la funzione, oltre la documentazione, riuscendo finalmente a fare arte.

Anche se molta parte della sua produzione è in Italia, nel corso degli anni lavora spesso negli Stati Uniti: è un viaggiatore che osserva con uno sguardo unico e originale i luoghi che incontra. Luoghi che possono anche essere animati da persone. Sarebbe difficile per me – non sono un’esperta di fotografia – tracciare una biografia e un’analisi dello stile di Fontana, nonostante la mostra riesca bene nell’intento. Per questo vi consiglio di visitare la mostra. Qui, invece, sceglierò alcune delle sue fotografie, che a me colpiscono particolarmente, e cercherò di spiegare la sua poetica attraverso queste immagini. Infine, vi dirò perché l’opera di Franco Fontana per me è stata una rivelazione.

Franco Fontana, Puglia 1987

Al paesaggio pugliese Franco Fontana dedica diversi scatti in diversi momenti della sua vita. Della campagna pugliese colpiscono le linee morbide del paesaggio, il contrasto di colori degli appezzamenti, che corrispondono ad altrettante diverse coltivazioni agricole. Tra le varie immagini questa è particolarmente geometrica e simbolica, con questo grande albero solitario verso il quale inevitabilmente converge lo sguardo, ma dal quale si dipartono tutte le linee che definiscono i contorni.

Franco Fontana, Puglia 1987

Franco Fontana, Puglia 1978

Anche questa fotografia appartiene alla serie dei paesaggi pugliesi. Anche qui protagonisti sono i contrasti di colore tra colori primari, il giallo e il blu, che scandiscono il paesaggio e la vista in maniera spaziale e, nuovamente, geometrica. Le nuvolette bianche ci dicono che stiamo effettivamente guardando un cielo, perché altrimenti potremmo pensare di trovarci davanti a un’opera astratta.

Franco Fontana, Puglia 1978

Franco Fontana, Roma 1979

Invitato a partecipare a un lavoro collettivo in cui però si utilizzi soltanto il bianco e nero, Franco Fontana si mette in gioco, sceglie come sfondo per le sue sperimentazioni il Palazzo della Civiltà Romana dell’EUR e – ammette – scopre l’importanza delle ombre, divertendosi a giocare con esse e con i contrasti che ne nascono. Da quel momento inserirà la ricerca sulle ombre anche nella sua produzione a colori.

Franco Fontana, Roma 1979

Franco Fontana, Los Angeles 1979

Il blu netto del cielo, il bianco candido della parete di un edificio senza finestre, una palma che proietta la sua ombra, creando di fatto il suo doppio. In questa fotografia Fontana recepisce ciò che ha imparato sulle ombre, inserendole in un’immagine tipicamente sua, geometricamente netta nella composizione e nella scelta cromatica. Qui siamo negli Stati Uniti, dove Fontana realizzerà diversi lavori e viaggi fotografici che sfocieranno in altettanti libri.

Franco Fontana, Los Angeles 1979

Concludendo: perché Franco Fontana è così moderno

Ho tralasciato intere sezioni della mostra: io qui ho inserito immagini prive di esseri umani, mentre Fontana fotografa situazioni anche dense di umanità, come le spiagge italiane in estate, le piscine, i marciapiedi statunitensi, le donne che ballano a Cuba. Non solo paesaggi, dunque, urbani o territoriali che siano, ma anche persone. E nudi. In particolare fotografa nudi femminili, talvolta eterei, talvolta particolarmente espliciti. Al tempo stesso è attratto da dettagli assolutamente inanimati e che potremmo considerare balzani, quali le strade e in particolare le linee sull’asfalto di parcheggi, le linee di mezzeria, le automobili.

Due immagini della serie Estate, entrambe Ravenna 2019

Nell’epoca di instagram, le foto in stile Franco Fontana o spaccano o vengono totalmente ignorate. Io ho scoperto di realizzare scatti in stile Fontana prima ancora di conoscere quest’autore: mi piacciono i paesaggi agrari sotto cieli cupi, mi piacciono i forti contrasti e la ricerca di chiaroscuro nelle mie fotografie. Raramente però li ho pubblicati su instagram, perché ho visto che non vanno. Ma non ho potuto fare a meno di notare che se oggi a fine giugno partiamo in massa per andare a fotografare il paesaggio fiorito delle colline di Castelluccio di Norcia lo dobbiamo, senza saperlo, proprio a Franco Fontana che per primo ha dato ai colori del paesaggio agrario una veste artistica.

La mostra “Franco Fontana. Retrospective” è visitabile al Museo dell’Ara Pacis fino al 31 agosto 2025.

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