Madaba e il mosaico di Palestina

Un monaco della città giordana di Madaba scrisse un giorno, nel 1884, al Patriarca di Gerusalemme, per informarlo dell’esistenza di un mosaico bizantino nel pavimento della chiesa di San Giorgio. Ma il patriarca aveva evidentemente altro da fare, così quando nel 1896 la chiesa fu ampliata per comprendere il mosaico all’interno del pavimento, l’architetto pensò bene che per motivi statici fosse bene piantare due bei piloni nel pavimento sacrificando alcune porzioni del mosaico. È così che oggi il Mosaico di Madaba si presenta ai visitatori di tutto il mondo.

Il Mosaico di Madaba: un documento eccezionale

Meta importante del turismo archeologico e culturale della Giordania, Madaba conserva un documento di eccezionale importanza: il mosaico è la rappresentazione di una mappa della Palestina, realizzata nel VI secolo d.C. ad uso e consumo dei pellegrini che stavano visitando i luoghi santi della Cristianità. Non aspettatevi una rappresentazione da atlante geografico, piuttosto aspettatevi un bel disegno in cui si svolgono davanti a voi tutti i più importanti centri della Palestina, della Giordania, della Siria e fino in Egitto. Il punto di osservazione ideale è dal mare; le città, come Gerico o Nazareth, sono naturalmente immagini simboliche, arricchite dalla didascalia. Gerusalemme, la più importante, è più grande di tutte le altre e in essa si distinguono gli edifici realmente esistenti all’epoca in cui il mosaico fu realizzato. Nel Lago di Tiberiade due pescatori, ai quali nella fase iconoclastica dell’epoca bizantina sono stati cancellati i volti, stanno gettando le reti.

La mappa è colorata e vivace, le didascalie sono in greco, oltre ai nomi delle località spesso è indicato l’evento biblico che qui si svolse. Scopriamo da questa mappa quale fosse l’itinerario dei pellegrini in Terrasanta, quali fossero i luoghi santi. Non mancano poi dettagli per connotare il territorio, come raffigurazioni di animali, di pesci, di piante, inserite per ingentilire la rappresentazione e, forse, per colmare quell’horror vacui cui spesso in passato andavano incontro gli artisti. La mappa di Palestina non vuole la correttezza geografica, vuole raccontare ai pellegrini cosa vedranno, non dà precise indicazioni delle distanze, ma suggerisce l’ambiente. Essendo all’interno di una chiesa, vuole celebrare l’importanza dei luoghi santi e mostrarli nella loro globalità, in modo che il pellegrino possa rendersi conto di quanto ha già visto e di quanto gli resta ancora da vedere.

Madaba mosaic
Dettaglio del mosaico di Palestina a Madaba con la raffigurazione di Gerusalemme.

Il mosaico di Madaba è un documento importantissimo della storia e dell’arte bizantina, in particolare per l’arte musiva (cioè i mosaici) del Medioriente. Era immenso: ben 2 milioni di tessere furono utilizzate per rappresentare un’area geografica che va da Damasco al Monte Sinai e a Tebe in Egitto.

Un’opera eccezionale per il soggetto rappresentato, mentre non deve stupire più di tanto la sua presenza: Madaba all’epoca della sua realizzazione era un fiorente centro sede di diocesi; Nel vicino parco archeologico gli scavi hanno restituito una fetta della città romana che qui si trovava, e con essa numerosi e bellissimi mosaici, tra cui uno raffigurante la tragedia di Ippolito e Fedra. Tutta l’area di Siria, Giordania e Palestina vede in epoca tardo romana e bizantina l’utilizzo del mosaico per decorare edifici sia pubblici che privati. L’uso dei mosaici si diffonde ancora di più in epoca cristiana, quando vengono commissionati direttamente dal patriarca o dal Ministro della diocesi per abbellire le chiese che sempre più numerose sorgono intorno e accanto ai luoghi santi della Cristianità: oltre che a Gerusalemme, a Betlemme e a Gerico, si trovano a Gerasa, nelle chiese cristiane fatte costruire in epoca bizantina, e sul Monte Nebo, dove sono ora oggetto di restauri.

4 pensieri riguardo “Madaba e il mosaico di Palestina

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  1. Ho fatto una tappa appositamente a Madaba solo per vederlo: hai ragione, è un documento storico importantissimo e oltretutto è molto interessante anche (anzi, forse soprattutto) per i non religiosi.

  2. Ammetto che non ne avevo mai sentito parlare, ma non è difficile capirne l’importanza storica. Peccato solo che l’architetto che avrebbe dovuto valorizzarlo abbia invece deciso di piantarci due piloni…

    1. eh… cose che succedono, ahimè, quando non si ha contezza del valore delle cose. Per fortuna oggi c’è una sensibilità molto diversa, e forse anche diverse possibilità per soluzioni architettoniche.

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