Ho il pollice nero. La mia è una condanna, ed è la condanna di tutte le piante che negli anni mi sono capitate sotto mano. Ormai ho imparato e non voglio accanto a me neppure una piantina di rosmarino perché – sia messo agli atti – sono riuscita a far morire pure questa che, notoriamente, vive tra le rocce. Ecco. io sono questa qui, col pollice decisamente nero.
Eppure, il mio pollice nero non mi impedisce di amare determinate fioriture. Se seguite questo blog sapete che la lavanda è una delle mie fioriture preferite. Nata un po’ per caso, per un weekend trascorso in Provenza proprio durante la fioritura qualche anno fa, per me nel tempo è diventata una vera e propria missione scoprirne le coltivazioni in Italia. Dapprima l’ho trovata a Drego, nell’entroterra del Ponente Ligure. Poi l’ho trovata nel basso Piemonte, a Sale San Giovanni.
Infine, ho disceso lo Stivale e sono arrivata in Calabria. E sì, anche qui ho trovato la lavanda.
Il Parco della Lavanda nel Parco Nazionale del Pollino
Siamo in una zona montagnosa, a poche centinaia di metri dall’uscita dell’Autostrada A2 – Autostrada del Mediterraneo – di Campotenese. Campotenese è località nota per la mozzarella e i latticini, ma in questo caso il prodotto che vogliamo vedere è lilla e non bianco latte: è la lavanda. Eppure, risalendo per la via che il navigatore ci indica, di lavanda non c’è neanche l’ombra.
Il Parco della Lavanda rimane nascosto dietro un poggio. Siamo in un territorio montuoso, fatto di rilievi più o meno dolci o scoscesi. Dietro una curva si apre questo parco. Poco più di una tenuta agricola che occupa una lievissima altura. Ma è davvero un mondo a sé.
Il Parco della Lavanda è un’oasi lilla nel cuore del Pollino.
Soprattutto è una realtà tutto sommato recente che sfrutta però una pianta spontanea di queste montagne: la loricanda, per l’appunto, ovvero una varietà di lavanda spontanea locale. Una varietà che è stata riscoperta negli ultimi anni e che è diventata il punto di partenza dell’azienda agricola alla base del Parco della Lavanda.
Nella tenuta non è coltivata solo la lavanda endemica, ma anche altre varietà di lavanda, dai fiori più o meno lilla, dai fiori bianchi, dalla fioritura più precoce a quella più tarda. La lavanda locale, per esempio, fiorisce tardi, mentre altre varietà di lavanda sono già avanti e presto dovranno essere colte.
Cosa puoi fare al Parco della Lavanda
Il Parco della Lavanda offre diverse possibilità.
Il biglietto d’ingresso costa 2 euro: un’inezia. Se si vuole, si può partecipare a una visita guidata – adatta anche ai bambini – che dalla piantagione porta nell’area in cui si estrae l’olio essenziale e nel vivaio dove nuove giovani piante sono fatte nascere per essere poi impiantate nella piantagione vera e propria.
Se non si vuole seguire la visita guidata – o si arriva in un orario diverso dall’avvio della visita guidata – si può visitare liberamente il piccolo parco, camminare tra i filari e fotografare la lavanda a tutti gli stadi della sua fioritura. Il Parco occupa due versanti. Il primo, più scenografico ed elegante, è lo spazio della fioritura; sul versante opposto accanto ai filari si dispongono numerose arnie: le api sono fondamentali e a maggior ragione se si decide, come in questo caso, di produrre il miele di lavanda.
Il Parco della Lavanda ha, naturalmente, uno spaccio nel quale acquistare i derivati della lavanda, rigorosamente fatti in loco: dal miele ai fiori di lavanda per infuso, a quelli per sacchetti profumati, alle candele, alle saponette, agli olii essenziali. Un mondo lilla e profumato di cui vale la pena portare un ricordo a casa.
Lavanda e non solo: cosa fare nel Parco Nazionale del Pollino
La lavanda è solo una delle tante cose che il Parco Nazionale del Pollino offre. Dall’outdoor ai borghi, dai prodotti tipici alla natura selvaggia, il massiccio montuoso del Pollino, che costituisce l’ingresso in Calabria, dà davvero grandi spunti a chi vuole esplorare questo territorio.
1) La mozzarella di Campotenese
La mozzarella di Campotenese è un prodotto tipico locale molto apprezzato. Gli altipiani del Pollino sono ottimi per i pascoli, così a Campotenese si è proprio sviluppata una produzione casearia specifica, che nella mozzarella vede il suo prodotto principe. Assolutamente da provare e da gustare. Il territorio stesso di Campotenese, poi, è molto bello da attraversare, con i suoi pascoli che si distendono alle pendici delle montagne. Un tour fotografico da queste parti può dare soddisfazioni.
2) Morano Calabro: il borgo diffuso
Il borgo di Morano Calabro, dopo anni di anonimato, da qualche anno sa far parlare di sé grazie alla grande operazione di valorizzazione e di musealizzazione del borgo e del castello, grazie a Il Nibbio, che ha messo su un museo naturalistico didattico e diffuso, che attraverso diorami e animali impagliati allestiti nel loro ambiente naturale all’interno delle case del borgo, si pone come luogo di educazione alla flora e alla fauna, soprattutto per le nuove generazioni. Il Nibbio ha dato vita a un vero albergo diffuso, grazie al quale il borgo è tornato a vivere. E il borgo di Morano Calabro è piuttosto grande: occupa tutto il versante della sua montagna e domina la vallata in cui anticamente passava la via consolare romana Popilia. Morano Calabro si trova dunque lungo una direttrice stradale piuttosto antica e perciò importante, di collegamento verso il Sud Italia.

3) Rotonda e la melanzana rossa
Sul versante del Pollino in territorio della Basilicata sorge il piccolo borgo di Rotonda, il cui interesse più rilevante è dato dalla coltivazione di una melanzana piccolissima e rossa: a vederla sembra un pomodorino, invece ha un sapore forte e particolare, diverso dalle altre melanzane, eppure simile. La melanzana di Rotonda è una cultivar davvero eccezionale, uno di quei prodotti di nicchia che però rispecchiano ampiamente le caratteristiche uniche del territorio. A Rotonda la trovi in vendita nei negozi di ortofrutta fresca oppure sott’olio; alcuni ristoranti la propongono in menù.

4) Civita, il borgo Arbreshe
Nel XVI secolo genti provenienti dall’Albania lasciarono la propria terra natia in mano ai Turchi Ottomani e sbarcarono nel Sud Italia. Qui trovarono alcuni luoghi in cui installarsi e in cui mantenere le proprie tradizioni. In Calabria sono numerosi i borghi di tradizione Arbreshe, ovvero albanese, e Civita è il più noto di essi. Nel cuore del Pollino, sotto di esso scorre il torrente Raganello che qui scava una gola profonda ed è superato soltanto dal Ponte del Diavolo, un nome che è tutto un programma.
A Civita si è mantenuto l’antico dialetto, le feste popolari in costume sono una meraviglia per gli occhi. Nella chiesa di Civita non si svolge la messa di rito cattolico, ma quella di rito greco-bizantino. Un borgo che vale la pena di visitare anche solo per rendersi conto della varietà e della bellezza di certi luoghi rimasti isolati e con tradizioni proprie minimamente scalfite dalla modernità.















Spledida la coltivazione di lavanda. Mi hai dato un’idea che spero di riuscire a concretizzare. Ti farò sapere. Per il momento ti ringrazio 🙂
Grazie a te Fausto!
Noi vorremmo andare in Calabria l’anno prossimo e fare un bell’on the road della regione. Amando tantissimo la lavanda, non potrei non fare tappa al parco dedicato! In più il cibo calabrese è una delizia!!
Assolutamente sì! La Calabria on the road si presta tantissimo! Se avrai bisogno di idee o consiglie sai che puoi contare su di me!
Io adoro la lavanda (pensa che è stato anche il fiore tema del mio matrimonio). Sogno di andare in Provenza da diverso tempo ma scopro con piacere che non devo andare cosi lontano per vedere i campi di lavanda. Grazie davvero di queste preziose indicazioni!
Grazie a te!
Sì, in Italia si sta diffondendo sempre di più. O forse la coltivazione della lavanda c’è sempre stata ma non suscitava tutto questo interesse. Oggi invece con l’effetto Provenza sta diventando un’attrazione turistica anche da noi
Non sapevo che nella zona del Pollino ci fossero anche i campi di lavanda, interessante 🙂
Ps. Anche io ho il pollice nero, anzi nerissimo, quindi ti capisco!!!
Adoro la lavanda e dopo quella della Provenza non sapevo che ci fosse anche nel Pollino, buono a sapersi! Me lo segno