Un borgo toscano lungo la via Francigena: Castelfiorentino

Castelfiorentino è il borgo che non ti aspetti. Non è propriamente una meta turistica, eppure si colloca lungo uno dei più longevi itinerari turistici (di pellegrinaggio…) che attraversano la Toscana: la via Francigena.

Lungo la via Francigena nel corso dei secoli sono sorti borghi, ospitali, conventi; la via è stata percorsa da milioni di pellegrini le cui storie sono solo in parte note perché spesso non hanno lasciato traccia né scritta né materiale. Fenomeno affascinante, quello del pellegrinaggio: è un viaggio di fede, un viaggio che mette alla prova, ma che al contempo consente di incontrare l’altro, di aprirsi al nuovo e di accogliere, così come di essere accolti.

Castelfiorentino – il campanile di SS. Lorenzo e Leonardo dal poggio di SS. Ippolito e Biagio

Affrontare un pellegrinaggio nel medioevo non doveva essere impresa semplice. Occorreva una forte dose di motivazione e un’altrettanta forte dose di coraggio, perché non si poteva mai sapere chi si sarebbe potuto incontrare lungo il cammino: e il branco di lupi talvolta era la prospettiva migliore.

Lungo la via Francigena si collocavano diversi rifugi per i viandanti, che potevano qui riposare, protetti da mura sacre, prima di riprendere il cammino il giorno dopo.

Il piccolo Ospitale di San Jacopo

Ecco che a pochi km da Castelfiorentino e a poche centinaia di metri dal borgo di Castelnuovo d’Elsa sorge l’hotel più piccolo del mondo: un piccolissimo Ospitale, a una sola stanza, con un piccolissimo campanile, che doveva ospitare evidentemente un viandante per volta. Dedicato a San Jacopo alla metà del Trecento, doveva essere preesistente ed ebbe lunga vita tanto che oggi, anche se parzialmente in malora, è ancora in piedi, sul suo piccolo poggio, e testimonia il passaggio di uno degli itinerari più importanti della storia dell’Umanità: la via Francigena.

L’Ospitale di San Jacopo con la sottoscritta che funge da riferimento metrico!

Castelfiorentino: di strade in salita, di mura e di chiese

Quando arrivi a Castelfiorentino non ti aspetti di trovarti al cospetto di un borgo in salita di tutto rispetto: la cittadina infatti si sviluppa intorno alla ferrovia, in valle, e a due chiese importanti, San Francesco e soprattutto il Santuario di Santa Verdiana, su cui torneremo tra poco.

Ma bastano pochi passi per capire che bisogna salire per capire il borgo, la sua storia, la sua identità in un territorio millenario qual è quello delle colline toscane.

Il primo tratto di salita ci porta sulla piazza del Municipio su cui sorge anche la chiesa di San Lorenzo. La troviamo chiusa, ma il suo campanile saprà, a suo tempo, indirizzarci sulla via del ritorno.

Saliamo ancora, incontriamo una signora che accompagna in passeggiata il suo Cavalier King e che probabilmente è un Genius Loci, una persona che ama chiacchierare e raccontarci del passato economico del territorio, di quando Castelfiorentino era importante per le confezioni (tessuti) e per la produzione di mattoni. E che i mattoni non siano mancati a Castelfiorentino è evidente nel 90% degli edifici pubblici e privati: dove non si vede è perché il muro è intonacato.

Le mura di Castelfiorentino

La signora ci consiglia di percorrere il sentiero fuori le mura che le costeggia, consentendo di rendersi conto da una parte della fortificazione medievale, dall’altra della vastità del territorio circostante. Una vista che oggi chiamiamo panorama e fotografiamo, o contempliamo, col sorriso sulle labbra. Ma che per gli uomini d’arme che pattugliavano le mura era una vista piena d’inquietudine, perché da un momento all’altro poteva mostrare l’avvicinarsi di un nemico. Come cambia la percezione del paesaggio nel tempo: gli armigeri dell’epoca non avevano assolutamente contezza dell’armonia dei colori delle colline toscane: quella era roba da artisti, da pittori, che inserivano i paesaggi alle spalle delle loro belle Madonne con Bambino, non di certo da uomini che vivevano in attesa di fare la guerra. Castelfiorentino era comunque un centro importante lungo la via Francigena. E la sua importanza emerge, pian piano, man mano che si scoprono le sue chiese.

Il campanile e la chiesa di SS. Lorenzo e Leonardo

Una delle chiese è quella intitolata ai santi Lorenzo e Leonardo. Una delle più antiche chiese in cotto della Valdelsa, la sua prima citazione risale al 1219, intitolata al solo San Leonardo. Ma quando nel 1313, il 10 agosto, il comune di Castelfiorentino sconfisse l’esercito dell’imperatore Arrigo VII, la titolazione fu ampliata anche a San Lorenzo, che si festeggia per l’appunto il 10 agosto.

L’altra chiesa degna di nota è la pieve dei Santi Ippolito e Biagio. Anch’essa in cotto, all’interno è molto spoglia, con l’eccezione della piccola nicchia che sovrasta il fonte battesimale, i cui affreschi datano al 1429 e che vedono sui lati i santi Ippolito e Pietro Martire e nel centro Gesù che emerge dal sepolcro, ancora ben visibile la ferita al costato.

Affreschi del 1429 nella chiesa dei SS. Ippolito e Biagio

Ci troviamo proprio sulla sommità della collina di Castelfiorentino, quella cinta dalle mura, e da quassù la vista domina il borgo e scorge, tra i cipressi, il bel campanile di San Lorenzo. Uno scorcio così toscano, così pieno di serenità, così italiano, che non può non fare innamorare.

Ma è tempo di ridiscendere, di andare a incontrare i santi.

Castelfiorentino e Santa Verdiana

Verdiana nacque a Castelfiorentino alla fine del XII secolo. Nacque nobile, ma di una famiglia nobile decaduta, tuttavia fu amministratrice dei beni di un parente facoltoso. E qui iniziano i “danni”: perché Verdiana dona ai poveri le eccedenze dello zio, col rischio che poi esse vengano a mancare ai compratori coi quali lo zio ha stretto contratti. Ma Verdiana prende tempo e prega: convince lo zio a ritardare di un giorno la consegna, e al momento opportuno la merce si ripresenta, pronta per la consegna. Contemporanea di San Francesco, viene ammessa da lui al terzo Ordine Francescano. E i Castelfiorentinesi, che non vogliono perdere il privilegio divino di avere una concittadina così devota, ma dedita all’eremitaggio, le costruiscono una piccola cella sulla riva del fiume Elsa. Qui lei si ritira, senza uscirne, per 34 anni. Non ne esce neanche quando due vipere insidiosissime vorrebbero farla scappare con la loro presenza. Verdiana non si fa spaventare, secondo la leggenda, e le due vipere diventano l’attributo della santa. Sì, perché Verdiana viene fatta santa nel 1533. E a Castelfiorentino è festa grande. Ma bisogna aspettare il XVII secolo perché sorga un santuario sul luogo della cella-romitorio in cui la santa aveva vissuto, in preghiera e con la compagnia delle due vipere, per 34 anni.

Santa Verdiana con le due vipere

La chiesa è molto grande: una bella facciata barocca guarda una grande piazza con giardini pubblici che costituisce la degna cornice di un luogo di culto così importante.

All’interno, la chiesa barocca sorprende comunque per la sua compostezza. La volta affrescata in realtà è un tripudio a tinte pastello in cui compaiono tutti i santi delle chiese di Castelfiorentino, compresa Santa Verdiana con le sue immancabili vipere.

Nel santuario, in una cappella laterale, è anche la salma della santa. Nell’attiguo museo, invece, sono custodite opere pittoriche di rilievo, che hanno per tema la santa e ciò che le era connesso a livello di culto.

La volta affrescata di Santa Verdiana

Castelfiorentino: gotico e devozione a San Francesco

Abbiamo detto che Santa Verdiana deve molto al suo incontro con San Francesco d’Assisi. Dev’essere stato un periodo storico di grande fervore devozionale quello contemporaneo a San Francesco (XIII secolo): quanti santi, oltre a Santa Verdiana, hanno vissuto, pregato e lottato in quel periodo. La figura carismatica di San Francesco sicuramente giocò un ruolo cardine nell’Italia centrale di quegli anni. E va detto che anche se non esistevano i social e le notizie in tempo reale, evidentemente quando ne valeva la pena le notizie buone viaggiavano e facevano proseliti.

Tutta questa divagazione per dire che a Castelfiorentino, a poche centinaia di metri da Santa Verdiana e la sua piazza, sorge un’altra chiesa in cotto, intitolata a San Francesco. La chiesa affaccia su una piazza decisamente recente nell’esecuzione, anche se gli edifici hanno facciate in cotto, richiamando così la chiesa di San Francesco che invece è ben più antica, e richiamando l’essenza stessa del borgo medievale.

Pare che San Francesco abbia soggiornato in zona nel 1217. Tuttavia la chiesa viene costruita qualche decennio dopo, nel 1278.

Taddeo Gaddi, Madonna con Bambino,

Dall’esterno la chiesa, in cotto, appare molto sobria. Ma entrando vediamo che qui molti artisti si sono avvicendati nel corso dei secoli, dal medioevo al Barocco. La Madonna con bambino di Taddeo Gaddi, che vediamo entrando sulla destra fa un’impressione pazzesca: siamo abituati a vedere certe figure ieratiche nei musei, avulse dal loro contesto e quindi in parte zittite. Ma qui, in chiesa, questa Madonna con bambino, seppur rifilata nella controfacciata, in una piccola cappella laterale, ha una potenza espressiva fortissima. Così come la ha, nella stessa cappella, l’affresco dedicato a San Francesco tra angeli e architetture gotiche.

Tra la navata e il presbiterio si assiste a un brusco salto temporale. La cupoletta che sovrasta l’altare, e l’abside alle spalle, è palesemente barocco, culminante nella raffigurazione della Madonna assunta in cielo e incoronata, opera di Agostino Veracini e Pietro Andervini.

Castelfiorentino è il borgo che non ti aspetti: immerso tra le colline toscane, ben poco sponsorizzato dai tour operator e dai travel influencer, è in realtà una località in cui cultura e buon vivere si mescolano molto bene. La sua collocazione lungo la via Francigena poi dovrebbe farne un luogo percorso e vissuto dai pellegrini. Ma anche in assenza di pellegrini merita conoscere questo piccolo angolo di Valdelsa. Visitate Castelfiorentino e pensatemi: non ve ne pentirete.

3 pensieri riguardo “Un borgo toscano lungo la via Francigena: Castelfiorentino

Aggiungi il tuo

  1. Ho soggiornato a Castelfiorentino due notti proprio durante un breve trekking lungo la Francigena, purtroppo l’ho vista solo di sera quando facevamo due passi per smaltire le abbondanti cene, ma le salite le ricordo!

Scrivi una risposta a Marina F. Cancella risposta

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Blog su WordPress.com.

Su ↑