Rajasthan: le esperienze da fare con un local

Se segui questo blog e i miei canali facebook e instagram sai che sono rientrata da poco da un viaggio in Rajasthan. Si è trattato di un viaggio turistico, meglio un famtrip con le Travel Blogger Italiane in collaborazione con Mente in Viaggio e Racconti di viaggio mentre localmente ci siamo affidate a un tour operator locale il quale ci ha fornito autista di pulmino con aria condizionata e wifi, e di guida che ci ha portato in tutti i luoghi in tutti i laghi, e che è stato pronto ad adattarsi alle nostre esigenze e alle situazioni del momento.

Nel corso del viaggio mi sento di dire di aver vissuto esperienze che se avessi fatto il classico viaggio organizzato non avrei vissuto. Sono stati piccoli grandi sprazzi sul Rajasthan più vero, fuori dai consueti percorsi turistici. Si è trattato spesso di fuoriprogramma, ma in alcuni casi di esperienze previste e che ci hanno catapultato in situazioni davvero particolari.

Insomma, in questo post ti voglio raccontare alcune esperienze che permettono davvero di vivere delle situazioni davvero poco convenzionali.

Esperienze da local in Rajasthan: l’ospedale delle mucche

Partiamo col botto. Non è esattamente quella che considererei un’esperienza turistica. E infatti non lo è. E’ un’esperienza piuttosto impattante della quale lì per lì, lo ammetto, non avevo colto tutta la gravità e l’autenticità.

Abbiamo visitato il Shree Krishna Gopal Gauseva Samiti a Nagaur, un grande centro abitato nel cuore della regione desertica del Rajasthan, il Thar. Si presenta come una serie di grandi capannoni sotto i quali stanno centinaia di mucche. Verrebbe da pensare a un allevamento così come ci sono anche in Italia. Ma questo non è un allevamento, è un ospedale. Un luogo di ricovero di mucche malate, incidentate, in fin di vita per qualunque motivo. Ricordiamo che le mucche in India girano per le strade come i cani randagi, brucano la spazzatura insieme all’erba nelle aiuole di Delhi, si contendono il mais per i piccioni nelle isole di traffico a Jaipur. E’ facile, anzi facilissimo che possano essere vittime di incidenti stradali, o che possano ingerire qualcosa che le possa strozzare o avvelenare.

Ma ecco che allora in Rajasthan sono istituiti dei veri e propri ospedali per le mucche. Qui vengono le persone a preparare il pastone per le mucche: sono volontari che dedicano tempo alla visita e alla cura, nonché al rifornimento cibo ( e donazioni in denaro), delle mucche degenti. Nella cesta delle offerte ho visto una banconota da 50 €: sì, euro, non rupie: qualcuno che vive in Europa che ha fatto questa donazione così importante.

Un toro in cura nell’ospedale delle mucche di Nagaur

Le mucche sono sistemate in funzione del loro grado di infermità: da una parte sono riunite tutte quelle che hanno perso uno o entrambe le corna in un incidente: curarle nel più breve tempo è fondamentale, perché rischiano di morire per infezione; da una parte sono quelle in fin di vita (o che sono appena morte): un obitorio che fa davvero impressione. Alla domanda, che sorge spontanea, “ma perché non le abbattete, magari con un’iniezione?” la risposta è la stessa che ci rivolge chi è contrario all’eutanasia per le persone: non abbiamo il potere, che è solo di dio, di levare la vita a un essere vivente. E su questo ci allontaniamo dall’ashram delle mucche, e riprendiamo la via del deserto.

Esperienze da local in Rajasthan: in tuk-tuk dentro il cuore della città blu di Jodhpur

Un’esperienza che è stata allo stesso tempo esaltante e molto vera: abbiamo visitato il cuore della città blu di Jodhpur: il quartiere storico della città, con le case dipinte del colore dei Bhramini, in genere viene fatto vedere ai turisti stranieri da distante, dall’alto, possibilmente di sera. Un po’ una fregatura, quando invece ci sono fotografi del calibro di Steve McCurry che hanno realizzato scatti straordinari tra i vicoli della città vecchia.

Devo dire che noi Travel Blogger Italiane abbiamo un po’ forzato la nostra guida, la quale probabilmente in vita sua non aveva mai messo piede dentro la città blu di Jodhpur e non sapeva in quale strada svoltare. Alla fine siamo state noi stesse a fornirgli la soluzione: perché non prendere un tuk-tuk e farci trasportare fino al cuore della città blu? Detto fatto. E’ stata una delle esperienze più adrenaliniche e più divertenti di tutto il viaggio. E ne è valsa la pena.

Un conto è vedere una città dall’alto, un conto è camminare nelle sue vie in salita, buttare lo sguardo sui muri scrostati, sui poggioli con qualche vaso di fiori, sugli scorci che la città blu regala. Poi, certo, c’è il vero motivo per cui i tour operator preferiscono non portare qui i turisti occidentali: c’è tanto sporco, fogne a cielo aperto, spazzatura a cumuli agli angoli delle strade cui ogni tanto qualcuno dà fuoco, ci sono cani randagi e mucche altrettanto raminghe.

L’altra esperienza da local che si può fare a Jodhpur è salire per le scale di un palazzo della città vecchia ed effettivamente entrare in casa delle persone per arrivare sul rooftop sul quale è allestito un ristorante. Da qui effettivamente godrete della vista sulla città blu che i tour operator vi propongono: dall’alto, da lontano, e possibilmente by night.

Jodhpur by night

Jodhpur like a local: imbucarsi al corteo di un matrimonio indiano

Altra esperienza da local che si può fare a Jodhpur è imbucarsi a un matrimonio indiano che prevede sposo a cavallo e corteo musicale e danzante alle spalle. Una festa itinerante che dalle vie del centro sbuca nella piazza dell’orologio e prosegue fino a casa della sposa.

A noi è successo la sera che abbiamo cenato in cima a un rooftop di Jodhpur. Una musica improvvisamente ci ha attratto: abbiamo guardato di sotto, in strada e abbiamo visto un corteo di ombrelli colorati e di musica Bollywood e dance insieme, una combo pazzesca. Più tardi, finita la cena, ci siamo imbattute proprio in quel corteo: potevamo tenercene lontane? No, e anzi siamo state tirate dentro le danze. Un’esperienza divertentissima, piangevo dal ridere di gioia.

Imbucarsi a un matrimonio indiano a Jodhpur? Fatto!

Tra l’altro, non è la prima volta che partecipo a un matrimonio like a local: mi era capitato a Marrakech, dove ho partecipato, come invitata, a un autentico matrimonio berbero. Storie che non si dimenticano.

Esperienze da local in Rajasthan: visitare il cenotafio monumentale di Mandore

Credo che qui non abbiano mai visto anima occidentale viva. O almeno così ci ha detto la nostra guida la quale, però, ama immensamente questo posto e avendo capito che noi Travel Blogger Italiane siamo viaggiatrici meno mainstream di altre, ha pensato di proporci un fuori programma: ad appena 9 km da Jodhpur, nell’antica capitale Mandore, si trova un sito che è di una bellezza, di una pace, di un’eleganza incredibili; un luogo che per le architetture ricorda Angkor Wat, ma senza l’esuberanza della natura incombente.

i cenotafi di Mandore

Mandore è un cenotafio regale, ovvero un luogo monumentale dove furono realizzati i templi crematori/cenotafi dei maraja di Mandore, prima quindi che Jodhpur divenisse capoluogo. L‘architettura lascia a bocca aperta chi non l’ha mai vista prima: una serie di padiglioni dalle cupole alte, finemente istoriati, nei quali si può entrare, rigorosamente a piedi nudi.

Mandore per noi è stato il primo monumento di questo tipo. Lo abbiamo amato proprio perché pochissimi occidentali lo visitano, ma anche e soprattutto per la bellezza intrinseca del luogo. Il sito è abitato anche da scimmiette non particolarmente socievoli. Nel sito sorge anche un tempio frequentato dagli abitanti del quartiere, che portano offerte e intonano canti. E qui sorge una galleria di statue di divinità e di eroi indù, un po’ kitch a mio parere negli esiti artistici, tuttavia interessante perché racconta una storia, anzi più storie legate alla cultura del Rajasthan.

Esperienze da local in Rajsthan: partecipare all’Arti in onore di Bhrama a Pushkar

Questa è stata un’esperienza davvero intensa. A Pushkar, la città sacra di Bhrama nonché uno dei pochi luoghi dell’India in cui sorga un tempio dedicato al dio degli dei, abbiamo preso parte, come spettatori o come partecipanti, al sacro rito dell’Arti. La sera la comunità si ritrova al tempio di Bhrama che sorge nel centro della piccola città sacra e commerciale di Pushkar. Qui portano offerte di fiori in dono al dio, ma a un certo punto ci si raduna. Il sacerdote bhramino inizia il rito dell’Arti: inizia a volteggiare in aria lucerne accese di fiamme, le fa roteare più e più volte, in maniera ossessiva, davanti alle statue di Bhrama e della moglie. Nel mentre campane suonano ossessivamente e i fedeli battono le mani a tempo. Sembra quasi un rave a un certo punto, tanto diventa forsennato il rintocco delle campane e il battito delle mani. Un’esperienza davvero intensa, che si conclude col bhramino che passa la mano tra le fiamme e poi si benedice portando quella fiamma tra i capelli. Anche i fedeli, quando lui lascia il sancta sanctorum, toccano la fiamma e si passano la mano tra i capellli, in un gesto di benedizione e purificazione.

Il tempio di Bhrama a Pushkar prima del rito dell’Arti

Alla fine del rito le persone si disperdono. Chi ci individua in quanto unici esemplari occidentali nel raggio di km chiede una foto con noi, altri si fermano a guardarci incuriositi come se fossimo animali da circo, mentre la nostra guida ci spiega ciò cui abbiamo appena assistito. Sembra che queste persone non abbiano mai visto un occidentale dal vivo. Davvero, mi fa strano.

Esperienze da local in Rajasthan: salire al tempio sulla montagna di Pushkar

Ci sono due modi per raggiungere il Savitri Mata Temple, il tempio sulla montagna che domina Pushkar dall’alto: o a piedi, percorrendo i più di 700 gradini che da giù portano in cima. Oppure prendere la cabinovia. Noi optiamo per la seconda, anche perché fa un discreto caldo già alle 10 del mattino. Man mano che saliamo vediamo dall’alto Pushkar in tutta la sua estensione e il grande lago attorno al quale la città sacra sorge. Arrivate in cima ci accoglie una piccola comunità di scimmiette con i piccoletti attaccati alla schiena.

Pushkar e il suo lago visti dall’alto della cabinovia

Il tempio in sé non è un granché dal punto di vista architettonico ed estetico. E’ vero che i templi induisti contemporanei non brillano per particolare attenzione all’architettura ricercata o all’arte nel senso che intendiamo noi. Lo stesso tempio di Bhrama a Pushkar non lo si può definire un bel tempio (sempre secondo le nostre categorie occidentali)… evidentemente non è questo ciò che conta, quanto il fatto che il luogo contenga la statua del dio. Anzi, in questo caso della dea: Savitri è infatti la moglie di Bhrama, colei che infuriatasi col marito lo punì facendo sì che avesse soltanto un luogo di culto in tutto il Rajasthan. Il tempio di Bhrama a Pushkar per l’appunto.

Alle spalle del tempio vero e proprio c’è un piccolo sacello dedicato a una donna che visse a cavallo del ‘900 e che fu riconosciuta come reincarnazione di Savitri, pertanto venerata in vita e dopo la morte.

Esperienze da local in Rajasthan: visitare il cenotafio monumentale di Gatore Ki Chhatryian a Jaipur

Forse il posto più bello del Rajasthan, e pure il più romantico, anche se in realtà è un cenotafio monumentale che ospita i crematori dei maraja di Jaipur a partire da Jai Singh II, il fondatore della Città Rosa. Qui, fuori dal casino del centro città, lungo la direttrice che porta all’Amber Fort, sorge un’oasi di pace ignota ai turisti occidentali. Per noi è stato un fuoriprogramma magnifico, che ci ha consentito di trascorrere circa un’ora tra gli eleganti padiglioni finemente scolpiti con figure umane, divine, animali, motivi vegetali. In un equilibrato percorso tra dentro (i padiglioni) e fuori (nel parco) si può davvero trovare il tempo per rilassarsi, per sorridere, e perché no, per innamorarsi.

Ecco, di tutto il Rajasthan questo è il luogo in cui vorrei tornare con la persona giusta. E perdermi con lui tra i padiglioni, le colonne sottili, sotto le cupole a pagoda, spiata solo dagli occhi delle divinità scolpite nel marmo e dei leoni raffigurati sui pavimenti.

Uno dei padiglioni di Gatore. E’ o non è un luogo bellissimo?

La cosa buffa di questo fuoriprogramma? Che l’ha suggerito Virginia di Travelgudu, perché l’ha visto su instagram. Non smetterò mai di ringraziare Virginia per questa bella scoperta.

Per approfondire Jaipur: cosa vedere nella città rosa del Rajasthan

Esperienze da local in India: bere il succo di canna da zucchero nel mercato di Narnaul

Narnaul è una cittadina lungo l’autostrada tra Delhi e Mandawa. Siamo nella regione desertica chiamata Thar, e questo centro abitato che sorge lungo la strada è un vero e proprio centro commerciale. Noi abbiamo percorso solo una piccola porzione del grande mercato di Narnaul, ma abbiamo avuto un assaggio abbastanza intenso della vivacità e dei colori di un mercato dell’India rurale.

Una cliente al mercato di Narnaul

Noi abbiamo percorso il mercato nel tratto lungo la strada: si succedono banchini di frutta e verdura (esotica per noi, ma assolutamente normale per la popolazione indiana) coloratissima e vivacissima. Incontriamo anche la postazione di un barbiere che tra un banco di frutta e uno di verdura fa barba e capelli al cliente di turno.

Tra i vari banchini ce n’è uno che produce sul momento succo di zucchero di canna. La canna da zucchero viene letteralmente schiacciata e frullata più e più volte fino a dare un bicchierone di liquido verdino, dolce, naturalmente zuccherato (ovvio), pastoso come se fosse un milkshake, ma senza il latte. L’ha preso Cristina del blog Vi do il tiro, io non mi sono osata lì per lì (salvo pentirmene di lì a poco) ma l’ho assaggiato da lei e devo dire che è una piacevole bevanda, che sicuramente aiuta contro la troppa sudorazione che ci fa perdere sali.

Esperienze da local in India: pranzare in un autentico autogrill indiano

Questa è stata l’esperienza con la quale abbiamo chiuso in bellezza il viaggio in India. Non siamo più nel Rajasthan, ma nell’Uttar Pradesh, e lungo l’autostrada tra Agra e Delhi si trova questa stazione di servizio, il Chaat Corner, nella quale si trovano diversi chioschi che preparano da mangiare. In più c’è una grande sala (refrigerata solo dalle pale al soffitto, ahimè) dove ci si riunisce per mangiare. Un po’ come una grande sagra: si paga a un’unica cassa, si fa la fila al chioschetto di riferimento, infine si mangia in un salone.

Noi abbiamo preso il chapati, una sorta di pane, meglio di piadina alta, morbida, variamente farcita con cipolle, patate o cavolfiore. Ebbene: ricorderò per sempre quei sapori, quell’atmosfera, quel senso di straniamento, di trovarsi in un luogo nel quale siamo noi gli estranei. Ma io mi sono sentita proprio a mio agio, mi sono divertita tantissimo e come me le mie compagne di viaggio. Solo Cristina del blog Vi do il tiro, che ha sperimentato quanto essere donne significhi non essere considerate quando si è in coda per ordinare il pasto. Perché, si sa, la società indiana è, oltre che classista, anche molto patriarcale, per cui la donna ha un ruolo subalterno. Se poi la donna è occidentale e pure bionda, in un ambito non turistico non viene minimamente presa in considerazione (con una sola importante eccezione: Sonia Gandhi, l’italianissima moglie di Rajiv Gandhi, nipote del Mahatma Gandhi e al governo dell’India negli anni ’80, la quale alla morte del marito prese le redini del partito. Ma non era bionda).

L’esperienza del pranzo in autogrill somewhere in India andava documentata!

In attesa di tornare in India, queste sono le esperienze che mi sono sembrate meno turistiche e più da local: mangiare in un autogrill, salire su un tuk-tuk e addentrarsi nei vicoli della città blu sono esperienze che a me resteranno nel cuore per il loro carattere di unicità, perché mi trovavo lì in quel momento, perché trovo magnifico che un pizzico di improvvisazione nei viaggi ci voglia.

Alcune delle esperienze di cui parlo in questo post sono stati dei fuoriprogramma, vuoi imposti, vuoi suggeriti, ma che ci hanno fatto apprezzare ancora di più questa regione dell’India, il Rajasthan, che ha davvero tante storie da raccontare, tanti luoghi da mostrare e da vivere.

Sei stato in Rajasthan? Quale esperienza da local mi consigli?

Non sei stato in Rajasthan ma vuoi saperne di più? Scrivimi nei commenti o sull’account instagram @Marainainviaggio, sarò lieta di risponderti, se sarò in grado, oppure di darti il contatto del tour operator locale che ha accompagnato noi Travel Blogger Italiane in questa impresa.

8 risposte a "Rajasthan: le esperienze da fare con un local"

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  1. Ma veramente vi siete imbucate ad un matrimonio, no beh fantastiche. Non sapevo neppure dell’ospedale delle mucche. Visitare con un local fa sempre la differenza.

  2. Avete fatto delle esperienze da local incredibili, non è mai nemmeno così semplice poter fare tutte queste cose in altri paesi, favoloso!

  3. Molto importante quando si visitano questi paesi cercare per quanto possibile di inserirsi nella vera vita della popolazione locale, bravissime

  4. Tutte esperienze splendide le vostre! Quando ho letto del tuk tuk mi è venuto da sorridere perché ho ripensato alla mia esperienza a Bangkok con questo originale mezzo di trasporto, che aveva anche le lucine colorate

  5. Non sono mai stata in India e devo dire che tutte queste esperienze sono davvero di nicchia e particolari: nonostante abbia visto molti documentari su questo Paese non ho mai sentito parlare dell’ospedale delle mucche o dell’autogrill simil chiosco! Sono tutte quelle esperienze che rendono unico, e più vero, un viaggio spettacolare come quello che avete fatto voi!

    1. vero, i documentari mostrano solo quello che lo spettatore si aspetta di vedere ed ecco, l’ospedale delle mucche in fin di vita non è esattamente ciò che tiene incollati a uno schermo! Però superata la sorpresa iniziale, ho apprezzato molto queste esperienze non convenzionali che ho fatto

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