Bill Bryson, Una città o l’altra

Bill Bryson, Una città o l’altra, Guanda Edizioni

Mi ritengo una lettrice di Bill Bryson. Ho letto tre suoi racconti di viaggio, quindi ormai ne conosco lo stile e so cosa aspettarmi, bene o male.

In un paese bruciato dal sole è stato il mio primo incontro con Bryson. Lo lessi mentre aspettavo di andare in Australia, e mi diede preziosissimi spunti, nonché una lettura spassosissima. Bryson è decisamente uno scrittore ironico, pure troppo. Nel suo viaggio in Australia la sua vena comica mi divertì moltissimo. Per questo poi volli leggere America Perduta.

America Perduta lo trovai invece sempre comico, ma con una vena cinica e sarcastica portata decisamente all’eccesso. Anche basta, a un certo punto, eh? L’abbiamo capito, Bill, sei deluso dagli Stati Uniti, tutti stelle strisce nelle metropoli e sola desolazione nell’interno, però inutile insistere fino alla nausea con un cinismo che pare persino forzato.

Nonostante tutto, mi è capitato tra le mani Una città o l’altra. Cambio di fronte, un viaggio in Europa che Bill Bryson ripercorre a decenni di distanza dal suo primo viaggio da poco più che adolescente con un suo amico. Un viaggio a metà tra il nostalgico e il curioso, tra il solitario e l’avventuroso, tra il triste e l’allegro. Anche qui lo stile è il solito, umoristico, cui Bryson mi ha abituato. Mi ha abituato soprattutto alle figuracce che posso fare in pubblico quando leggendo scoppio a ridere di punto in bianco per una qualche battuta delle sue. Anche qui, però, le sue battute a volte forzate, alla lunga mi hanno annoiato. Soprattutto quelle a sfondo sessuale, che sinceramente non incontrano il mio gusto e che spesso ho trovato fuori luogo.

Veniamo al racconto di viaggio: il nostro Bill decide di intraprendere un itinerario attraverso l’Europa nel quale intende ripercorrere un viaggio che fece quand’era giovane con un suo improbabile compagno d’avventure. In alcuni momenti traspare il confronto tra il viaggio dell’epoca e il viaggio attuale, in altri no, prevale il viaggio del momento, con i disagi e le piccole disavventure, che concorrono comunque a tratteggiare la sua idea di Europa. Va detto che Bryson non si arrende facilmente: quando le cose sembrano mettersi male o sembrano problemi insormontabili, riesce comunque a trovare una soluzione.

La prima parte del racconto si svolge nel Nordissimo d’Europa, perché Bill vuole vedere l’aurora boreale. E dopo giorni e giorni di freddo in un paesino in cui non c’è nulla se non l’alberghetto e un molo, finalmente viene ripagato del più incredibile spettacolo cosmico cui si possa assistere. Il racconto dunque parte sotto i migliori auspici.

Non è sempre un racconto equilibrato. Diviso per città o per nazioni, il resoconto è sicuramente molto personale, ma proprio per questo in alcune circostanze pecca: ad Oslo lui parla solo di un luogo in cui prende un caffé, un po’ poco per essere un capitolo di un racconto di viaggio. Per contro in Liechtenstein si spende e ci regala un quadretto graziosissimo e completo dello staterello più piccolo d’Europa.

Bryson nel suo viaggio attraversa la penisola scandinava, la Germania, l’Olanda, il Belgio, la Danimarca, i Paesi alpini, quindi Svizzera, Liechtenstein e Austria, e i Balcani, quindi la Jugoslavia, che all’epoca in cui scrive era ancora unita, fino ad arrivare in Ungheria. Da questo punto di vista il suo racconto assume un valore di documento storico, ormai, perché fotografa una situazione, quella delle code fuori dai negozi per comprare beni di consumo introvabili, che per fortuna ormai è solo un brutto ricordo nei paesi ex-comunisti (e non è neanche il ricordo peggiore).

Nel complesso, anche se ammetto che non è facile raccontare di un viaggio in tutta l’Europa cercando di tenere sempre un livello alto di attenzione nel lettore, questo suo viaggio non mi ha conquistato e a tratti mi ha annoiato. Nonostante i suoi intermezzi comici che, ammetto ancora una volta, mi hanno strappato più di una risata, non sono riuscita ad appassionarmi come altri racconti di viaggio fanno.

Ma ora voglio sentire il vostro parere: conoscete Bill Bryson? Avete letto qualcosa di suo? Che ve ne pare? Discutiamone nei commenti! 

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