Perché visitare il Memoriale della Shoah di Milano

Un luogo che è davvero di impatto: impatto emotivo, impatto storico, impatto fisico. Ci troviamo letteralmente sotto la Stazione di Milano Centrale, ed entrare qui somiglia a varcare un confine spazio/tempo, un luogo fatto di domande, di buio, di spazi claustrofobici. Un luogo invisibile.

Il luogo dal quale partivano i treni diretti ad Aushwitz e agli altri campi di concentramento tedeschi è oggi un centro di documentazione, ma soprattutto un luogo dove l’anima si incupisce e capisce. Grazie a un allestimento giocato su una serie di effetti e di installazioni, ma nei quali non mancano, anzi, sono sostanziali, gli elementi reali, cioè il binario da cui partivano i treni e uno dei treni. Si può salire in uno dei convogli, provare quel senso di prigionia che era solo un’anteprima di ciò che gli Ebrei deportati – sopravvissuti peraltro al viaggio in treno, il che non è scontato – avrebbero scontato una volta nel campo di concentramento.

Il murales di Alexsandro Palombo, 27 gennaio 2023, vandalizzato già a marzo 2023

Il binario 21: un luogo invisibile

L’ingresso del Memoriale della Shoah di Milano si raggiunge percorrendo la via che costeggia il lato destro della grande Stazione Centrale. Ci accorgiamo di trovarci sulla strada giusta perché incontriamo un murales molto particolare: i Simpson con la stella di Giuda deportati ad Aushwitz, dell’artista Alexsandro Palombo. Realizzato a gennaio 2023, in occasione della Giornata della Memoria, quando l’ho visto io nel mese di marzo era già stato vandalizzato. Perché la madre dei cretini è sempre incinta. E ultimamente sempre più.

Tornando al Memoriale, ci si accorge fin da subito che non è semplicemente un luogo di memoria, ma di riflessione: una grande scritta, INDIFFERENZA, a caratteri cubitali a parete ci spiega fin da subito che tutto ciò che avvenne reiteratamente al binario 21 durante la II Guerra Mondiale, tra la fine del 1943 e l’inizio del 1945 si svolse nell’indifferenza più totale, perché chi sapeva taceva e chi non sapeva… beh, non aveva la possibilità di immaginare. Ma l’indifferenza non riguarda soltanto il periodo della guerra, ma pure i decenni successivi, nei quali nulla o quasi trapelò, sia da parte di chi sapeva, colpevole, sia da parte di chi aveva subito la deportazione e faceva di tutto per dimenticare. Poi le cose sono cambiate e si è squarciato quel velo di Maya che tutto aveva nascosto fino ad allora. Nasce così l’idea del Memoriale, di trasformare cioè un luogo di dolore in un luogo di riscatto e di riscrittura della Storia. Con un’influencer di tutto rispetto: Liliana Segre, che ha fatto del racconto della Shoah la sua missione di vita. Cosa per la quale le siamo, le sono, totalmente grata.

La scritta “INDIFFERENZA”: il benvenuto perfetto al Memoriale della Shoah di Milano

In realtà il binario 21 era funzionale alla stazione di Milano Centrale: da qui partivano i treni merci, le cui operazioni di carico e scarico non dovevano disturbare le attività della Stazione passeggeri, che si svolgevano immediatamente al di sopra. Ancora oggi se parte un treno al di sopra del binario 21 si sente il fragore.

Il Memoriale della Shoah di Milano: tra museo e installazione artistica

Si percorre un angusto tunnel, che dallo spazio della hall conduce nel cuore del Memoriale, davanti al Binario 21. Un treno ci sbarra il passaggio: ha i vagoni in legno, senza finestre, sembra di stare su un carro bestiame. Sono da sola in questo piccolo e tetro vagone, eppure mi assale un senso di claustrofobia che non si può spiegare, o forse sì: è il senso di un nodo alla gola, di immedesimazione. Quando si scende dal treno si arriva sul binario. Un cartello con scritto “Vietato. Trasporto persone” al termine del binario ci dice esattamente cosa avveniva lì, senza bisogno che ci impegniamo a fantasticare.

Uno dei vagoni di uno dei treni che partivano dal Binario 21, destinazione Aushwitz

Nel frattempo sulla parete scorrono i nomi di tutti i deportati che tra il 1943 e il 1945 furono deportati nei campi di concentramento nazisti. Tra questi nomi compare quello di Liliana Segre, il più noto tra i tanti nomi di persone che furono prelevate con la forza da casa loro, donne, uomini e bambini, che furono caricate a forza sui treni, che nei campi di concentramento trovarono la morte. I sopravvissuti, come Liliana Segre, sono purtroppo da considerarsi fortunate eccezioni.

Il Memoriale della Shoah di Milano è un percorso che non è di visita, ma di esperienza e di riflessione. Durante il percorso non si può restare indifferenti, non si può non provare orrore e ribrezzo per quanto ci viene raccontato e evocato. Ma il Memoriale della Shoah è anche un centro di documentazione e una biblioteca ed è un istituto che organizza tantissime attività, che accoglie le scuole e non solo, che fa didattica che non è semplice divulgazione, ma è vera educazione. Educazione alla vita, alla libertà individuale, educazione alla condanna di chi uccide indistintamente, educazione alla condanna di ogni genocidio*.

A parete si illuminano di volta in volta i nomi di tutti i deportati. Tra questi quello di Liliana Segre

*su questo mi si permetta un appunto. Quello cui stiamo assistendo oggi, con l’uccisione di più di 20.000 civili palestinesi da parte di Israele, è un genocidio che non giustifica l’azione – deplorevole e maledetta – di Hamas di aver ucciso 1700 israeliani. 1700 contro 20.000 e più persone. Un orrore, e che venga perpetrato da chi poco più di 70 anni fa ha subito lo stesso trattamento fa davvero piangere. Piangere perché dalla Storia, dalla propria storia, non si impara niente. Celebro e celebrerò sempre la Giornata della Memoria, ma non posso accettare quanto sta accadendo ora in Palestina.

6 risposte a "Perché visitare il Memoriale della Shoah di Milano"

Add yours

  1. Ogni volta che mi trovo nella stazione di Milano vorrei visitare il Binario 21, ma tra ritardi e cambi di programma non sono riuscita ancora visitarlo.

  2. È da tanto che vorrei vederlo ma ogni volta che vado a Milano ho sempre mille cose da fare e non voglio dedicargli assolutamente meno del tempo che merita. Terrò il tuo articolo come promemoria per organizzare al più presto una visita.

  3. proprio la scorsa settimana ho visitato il treno del ricordo dedicato agli esuli istriani e con gli organizzatori si parlava proprio del binario 21 di Milano, perché alcuni convogli usati per la mostra sulle foibe sono gli stessi che venivano usati per la deportazione

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Blog su WordPress.com.

Su ↑